L’ennesimo episodio di violenza al Pronto Soccorso di Monfalcone, che ha visto un uomo in stato di astinenza aggredire un’infermiera con un calcio e graffi, rappresenta una profonda cesura che non può essere liquidata come un mero incidente isolato.
L’atto, consumatosi pochi istanti prima dell’ingresso del servizio di vigilanza armata, è emblematico di una crescente vulnerabilità strutturale che affligge il sistema sanitario regionale, e che mette a serio rischio l’incolumità del personale.
L’infermiera, pur non riportando lesioni gravi, è comprensibilmente provata, tormentata dalla paura di una ricaduta, di un ritorno della stessa situazione di crisi che ha innescato l’aggressione.
Questa angoscia personale è il riflesso di un disagio molto più ampio, diffuso tra i professionisti sanitari che quotidianamente si confrontano con situazioni di estrema fragilità e spesso di profonda sofferenza psichica.
La nota congiunta dei Segretari Generali UIL FPL – FVG (Stefano Bressan), NURSIND FVG (Luca Petruz) e Commissario CISL FP FVG (Nicola Cannarsa) non è solo una denuncia, ma un grido d’allarme che esprime l’urgenza di un cambio di paradigma nella gestione della sicurezza negli ospedali.
La violenza, purtroppo, non è un evento raro; si tratta di un fenomeno in crescita esponenziale, alimentato da una complessa rete di fattori sociali, economici e assistenziali.
L’episodio di Monfalcone si inserisce in un contesto più ampio di escalation della violenza contro il personale sanitario, come dimostra l’altro recente caso di aggressione a due infermiere in un Centro di Salute Mentale a Trieste.
Questi eventi non sono casuali; sono il prodotto di una crescente pressione sul sistema sanitario, di una carenza di risorse umane e di una difficoltà a gestire in modo efficace le situazioni di crisi.
I sindacati rivendicano misure di tutela più incisive e immediate, andando oltre le semplici dichiarazioni di intenti.
La proposta di introdurre strumenti operativi di difesa personale non letali, accompagnati da un percorso formativo obbligatorio e da procedure operative chiare, rappresenta un tentativo di fornire ai professionisti sanitari gli strumenti necessari per proteggere la propria incolumità, nel rispetto della legalità e dell’etica professionale.
Si tratta di un approccio che richiede una valutazione attenta e un dibattito aperto, coinvolgendo tutti gli attori del sistema sanitario, dalle aziende sanitarie alle istituzioni politiche, passando per le associazioni di categoria e le rappresentanze sindacali.
È imprescindibile, inoltre, un ripensamento profondo delle politiche di gestione delle dipendenze e dei disturbi mentali, con un potenziamento dei servizi territoriali e una maggiore integrazione tra le diverse figure professionali coinvolte nell’assistenza.
La prevenzione della violenza, in ultima analisi, passa per la creazione di un sistema sanitario più resiliente, più umano e più capace di rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più complessa e vulnerabile.
La sicurezza del personale sanitario non è solo una questione di ordine pubblico, ma un diritto fondamentale che va tutelato con la stessa determinazione con cui si difende il diritto alla salute di ogni cittadino.







