Montagna Italiana: Motore Economico e Capitale Inesplorato

Il paesaggio montano italiano, lungi dall’essere un mero scenario idilliaco o un residuo di epoche passate, rappresenta un fulcro vitale per l’economia nazionale, una realtà dinamica che si dimostra resiliente nonostante le sfide demografiche.

Dati recentemente presentati in occasione della 22ª Giornata Internazionale della Montagna e il termine del biennio di lavoro di Innovalp, rete focalizzata sulla ricerca, il dialogo e l’innovazione nelle aree montane e interne, ne confermano l’importanza strategica.

Annalisa Bonfiglioli, project manager di Innovalp e vicepresidente di Cramars, ha evidenziato come le aree montane contribuiscano per il 12,5% alla ricchezza complessiva del Paese, una quota in crescita esponenziale: un incremento del 30% è stato registrato tra il 2011 e il 2023, un dato significativo che scardina i preconcetti su un territorio marginale e in declino.

L’impatto economico si manifesta anche nelle esportazioni, che raggiungono i 31 miliardi di euro, una fetta consistente rispetto al totale nazionale (623,5 miliardi).

A livello europeo, le aree montane italiane si distinguono per la produzione, contribuendo per il 27,7% del PIL complessivo di tutte le regioni montane del continente.
Questa performance sottolinea la competitività e il potenziale inespresso di questo comparto.

Un elemento cruciale è l’andamento positivo del mercato del lavoro: tra il 2021 e il 2023, le aree montane hanno registrato una crescita dell’occupazione pari al 4%, con picchi del 9%.

Particolarmente degno di nota è il tasso di occupazione femminile, superiore alla media nazionale, soprattutto nelle Alpi, un indicatore di inclusione sociale e di valorizzazione del capitale umano.
Questa vitalità economica si riflette in un tessuto imprenditoriale particolarmente vivace, caratterizzato da un elevato tasso di imprenditorialità: 9,2 imprese ogni 100 abitanti.
La presenza di micro e piccole imprese è preponderante, con oltre 2 milioni di unità attive che impiegano 5,13 milioni di addetti, a testimonianza della capacità di resilienza e adattamento di questo territorio.
La filiera agricola, il settore forestale, la produzione di energia e lo sviluppo di sistemi sportivi (abbigliamento, calzature e attrezzature) rappresentano pilastri fondamentali dell’economia montana, alimentando un ecosistema di circa 550 imprese, di cui almeno 200 specializzate e completamente verticalizzate.

Questo approccio, che valorizza le competenze locali e le risorse endogene, favorisce la creazione di posti di lavoro e la crescita sostenibile.

“La montagna non è un semplice quadro pittoresco o un frammento di passato,” ha sottolineato Bonfiglioli, “è un complesso sistema economico e sociale.
” Per contrastare lo spopolamento e garantire un futuro prospero alle comunità montane, è necessario promuovere filiere produttive corte e lunghe, stimolare l’innovazione applicata ai mestieri tradizionali, creare alleanze strategiche tra scuole, imprese e amministrazioni, e rafforzare le relazioni di prossimità che costituiscono un vero e proprio welfare territoriale.
In definitiva, la montagna italiana è una risorsa inestimabile che merita di essere valorizzata e protetta, non solo per la sua bellezza paesaggistica, ma anche per il suo contributo essenziale al benessere economico e sociale del Paese.

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