Il futuro energetico dell’Italia e, in particolare, del Friuli Venezia Giulia, si configura come una sfida complessa che richiede una revisione strategica delle fonti di approvvigionamento e un investimento mirato in ricerca e sviluppo. L’energia nucleare, e in primis la fusione controllata, emerge come un elemento chiave in questo scenario, non più relegata a un ruolo marginale ma considerata un pilastro potenziale per la sicurezza energetica e la sostenibilità ambientale.L’analisi recente di Swg, che rivela una crescente consapevolezza da parte dell’opinione pubblica italiana riguardo alla difficoltà di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale esclusivamente con fonti rinnovabili, evidenzia una preoccupazione diffusa. La proiezione di un aumento significativo della domanda, con conseguenti ripercussioni sui costi per imprese e famiglie, impone una riflessione approfondita sulle alternative disponibili.L’evoluzione del consenso verso il nucleare è interessante. Sebbene le energie rinnovabili rimangano percepite come le più virtuose dal punto di vista ambientale (52% dei cittadini le considera a basso impatto), il nucleare di nuova generazione si posiziona come un’opzione nettamente superiore rispetto ai combustibili fossili. Il 48% degli intervistati si dichiara favorevole alla costruzione di nuove centrali, una cifra che, pur con le dovute cautele, indica una propensione al cambiamento rispetto a percezioni preconcette. Tuttavia, la distanza minima accettabile dalla propria abitazione (un terzo degli intervistati) sottolinea l’importanza cruciale della comunicazione trasparente e dell’engagement con la comunità.L’assessore regionale Alessia Rosolen sottolinea giustamente il potenziale di evoluzione dell’opinione pubblica, evidenziando come una corretta informazione e un dibattito costruttivo possano dissipare pregiudizi e favorire l’accettazione di nuove soluzioni energetiche. Questo implica non solo divulgazione scientifica ma anche un processo di coinvolgimento partecipativo che tenga conto delle preoccupazioni e delle aspettative dei cittadini.L’ambizione del Friuli Venezia Giulia di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella ricerca e sviluppo nucleare si collega direttamente alla necessità di costruire filiere formative robuste, capaci di generare competenze specialistiche e di supportare l’innovazione tecnologica. Non si tratta solo di formare ingegneri e fisici nucleari, ma anche di sviluppare professionisti in settori complementari come la gestione dei rifiuti radioattivi, la sicurezza nucleare e la comunicazione scientifica.La transizione energetica non è un processo monolitico, ma un ecosistema complesso che richiede un approccio integrato. L’idrogeno rinnovabile e il nucleare sostenibile, pur rappresentando percorsi distinti, possono coesistere e sinergizzare, creando nuove opportunità di crescita economica e di sviluppo tecnologico per il sistema della ricerca regionale. La visione strategica della Regione, già dimostrata in altri ambiti della transizione energetica, deve ora concentrarsi sulla creazione di un ambiente favorevole all’innovazione, attrarre investimenti privati e costruire partenariati internazionali. In definitiva, la sicurezza energetica del futuro dipenderà dalla capacità di superare le resistenze ideologiche, abbracciare l’innovazione e costruire un consenso ampio e informato.