giovedì 28 Agosto 2025
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Odio online: un’emergenza che mina la democrazia.

La recente vicenda relativa alla pubblicazione non autorizzata e contestualizzata di immagini di esponenti politici su piattaforme online, come Phica.

eu, solleva un problema di portata ben più ampia del singolo episodio.
Non si tratta semplicemente di una nuova forma di cyberbullismo o di un’espressione di sgradita opinione, ma di una manifestazione preoccupante di una cultura dell’odio che si annida e si propaga nel cyberspazio, riflettendo distorsioni e disfunzioni più profonde all’interno della nostra società.
L’anonimato percepito e la distanza fisica, apparentemente garantiti dalla rete, sembrano liberare impulsi aggressivi e reazioni istintive che, in un contesto sociale più controllato, verrebbero frenati.
La facilità con cui si possono diffondere immagini e commenti denigratori, spesso accompagnati da body shaming e attacchi sessisti, crea un clima di intimidazione e paura, colpendo in particolare le donne, ma estendendosi a tutti coloro che si espongono in ruoli pubblici.

La deputata Debora Serracchiani, vittima diretta di questa escalation di violenza verbale e visiva, evidenzia un punto cruciale: lo scandalo non può essere l’unico motore di risposta.
La reazione emotiva, pur legittima, non è sufficiente a contrastare un fenomeno strutturale che mina i principi fondamentali della convivenza civile e della democrazia.
È necessario, pertanto, un approccio legislativo proattivo.

L’attuale quadro normativo, pur prevedendo alcune forme di tutela, si dimostra inadeguato a fronteggiare la velocità e la capillarità della diffusione di contenuti offensivi online.

È indispensabile rafforzare le misure preventive, promuovendo l’educazione digitale e la consapevolezza dei rischi connessi all’utilizzo dei social media, soprattutto tra i giovani.

Parallelamente, occorre potenziare i meccanismi di controllo e di rimozione dei contenuti illeciti, responsabilizzando le piattaforme online a garantire un ambiente sicuro e rispettoso per i propri utenti.
Questo implica l’implementazione di sistemi di segnalazione più efficienti e la collaborazione con le forze dell’ordine per l’identificazione e la punizione dei responsabili.

La solidarietà trasversale è un altro elemento chiave per contrastare questa deriva.
Le vittime di attacchi online non devono sentirsi sole, ma devono trovare sostegno e protezione da parte della comunità politica, sociale e civile.
Solo attraverso un impegno collettivo e coordinato sarà possibile arginare questa marea di violenza e costruire un cyberspazio più sicuro, inclusivo e rispettoso dei diritti di tutti.

La trasformazione di mentalità, come sottolinea la deputata, è il presupposto imprescindibile per un cambiamento duraturo e profondo.

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