L’ondata di calore che attanaglia il Friuli Venezia Giulia sta mettendo a dura prova le forze dell’ordine, in particolare gli agenti di Trieste e provincia, sollevando un acceso dibattito sulle condizioni di lavoro e la tutela della salute.
I sindacati di polizia, Siulp e Cosip, lanciano un allarme urgente, denunciando una situazione che appare non solo critica, ma intrinsecamente ingiusta.
Mentre la Regione, con un provvedimento volto a salvaguardare la salute dei lavoratori esposti, impone restrizioni alle attività lavorative nelle ore più torride – vietando l’esposizione prolungata al sole per addetti all’agricoltura, floricoltura, cantieri edili e cave – i poliziotti si trovano esclusi da qualsiasi forma di mitigazione.
La “peculiarità del servizio”, argomenta l’amministrazione, sembra costituire una barriera insormontabile alla possibilità di introdurre orari ridotti o altre misure protettive.
Le previsioni meteorologiche, con temperature che potrebbero superare i 37 gradi in pianura, accentuano la gravità della situazione.
Gli agenti, spesso impiegati in contesti urbani privi di sistemi di climatizzazione o ventilazione adeguati, sono costretti a operare in ambienti insalubri, esposti a un rischio elevato di stress da calore, disidratazione e affaticamento.
La denuncia dei sindacati non si limita alla mera constatazione dei disagi.
Si configura come una critica profonda a un sistema che, a loro avviso, demolisce il concetto stesso di dignità del lavoro e di tutela della persona.
L’immagine del “poliziotto bestia da soma”, evocata dai segretari generali, è un’accusa diretta a un’amministrazione che, con la sua scelta, si pone in palese contrasto con gli standard minimi di sicurezza e benessere sul lavoro applicati ad ogni altra realtà produttiva.
Questa disparità di trattamento solleva interrogativi complessi.
Si tratta di una mera omissione, frutto di una gestione inefficiente delle risorse? Oppure di una scelta deliberata, basata su una sottovalutazione del ruolo e delle esigenze degli uomini e delle donne che garantiscono l’ordine e la sicurezza pubblica?La questione trascende la mera gestione dell’emergenza calore.
Rappresenta un campanello d’allarme sullo stato della contrattazione collettiva nel settore della pubblica sicurezza e sulla necessità di rivedere a fondo le procedure di valutazione del rischio ambientale nei luoghi di lavoro.
È indispensabile, quindi, che l’amministrazione provinciale e il Ministero dell’Interno prendano immediatamente in considerazione le istanze dei sindacati, attuando misure concrete per proteggere la salute e il benessere degli agenti di polizia, garantendo loro condizioni di lavoro dignitose e in linea con gli standard europei in materia di sicurezza sul lavoro.
La civiltà di una società si misura anche, e soprattutto, con il modo in cui protegge i suoi servitori.