Il 7 giugno, da Turriaco, in provincia di Gorizia, è s’è levata una colonna di speranza silenziosa: tre ciclisti, Alessio Russi, Adriano Mascarin e Renato Mascarin, membri attivi di Fiab Monfalcone BisiachInBici, hanno intrapreso un viaggio epico, una sfida a due ruote per ribadire un impegno morale e civile verso la famiglia Regeni, in un monito incessante per la ricerca della verità sulla tragica scomparsa di Giulio.
Il percorso, esteso per oltre 2500 chilometri, ha tracciato un arco attraverso il cuore dell’Europa, costellato da città vibranti e borghi intrisi di storia.
L’itinerario, meticolosamente pianificato, ha attraversato Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia, rivelando paesaggi mozzafiato e presentando sfide logistiche non indifferenti: strade ciclabili ben strutturate alternate a tratti di asfalto dissestato, traghetti per superare corsi d’acqua, e dislivelli impegnativi, il tutto mitigato da un clima a volte capriccioso.
Ogni tappa, un nuovo capitolo di un racconto che voleva essere testimonianza.
Ad accompagnare i ciclisti, lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni”, un vessillo di speranza e di lotta, eretto ad ogni arrivo come un faro nella notte.
L’iniziativa non è un evento isolato.
Alessio e Adriano, in particolare, hanno già dimostrato il loro impegno partecipando alla ciclostaffetta “A Roma per Giulio” nel 2018.
Un viaggio di profonda valenza simbolica, partito da Duino Aurisina e culminato con un incontro al Quirinale con il Presidente Mattarella, la famiglia Regeni e l’avvocata Alessandra Ballerini.
Quell’esperienza ha rafforzato il loro desiderio di continuare a testimoniare la loro vicinanza e a sollecitare la giustizia.
L’ostacolo, come spesso accade lungo il cammino, non è mancato.
Un furto di due bicilette ad Hannover ha rappresentato un momento di difficoltà, ma la determinazione dei ciclisti è rimasta incrollabile.
“Non potevamo fermarci.
Il nostro impegno è una dichiarazione di parte, una promessa mantenuta con la pedalata”, affermano i tre protagonisti.
Questo viaggio non è semplicemente un’avventura sportiva; è un atto di coraggio, un modo per amplificare la voce di una famiglia in cerca di risposte e per riaffermare l’importanza della verità come fondamento di una società giusta.
È un messaggio che risuona attraverso le distanze, un grido di speranza che incrocia i confini.
Il ritorno in Italia è stato accolto con commozione e gratitudine, con la famiglia Regeni, in particolare Paola e Claudio, che hanno espresso la loro profonda riconoscenza per il gesto di vicinanza e per l’impegno costante nella ricerca della verità, un dovere morale che trascende ogni frontiera.
Il viaggio è concluso, ma l’impegno continua, alimentato dalla speranza e dalla resilienza.