martedì 16 Settembre 2025
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PNRR Giustizia: Protesta a Trieste per il Futuro di 12.000 Posti di Lavoro

La vertenza riguardante il futuro del personale del Ministero della Giustizia assunto tramite i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si fa sempre più pressante, culminando in un’azione di protesta indetta dalla CGIL Funzione Pubblica a Trieste, un segnale di un disagio diffuso che si riflette in tutto il Paese.

Si tratta di circa 12.000 unità a livello nazionale, di cui 150 impiegate in Friuli Venezia Giulia, le cui posizioni contrattuali a termine rappresentano una spada di Damocle sospesa sulle fondamenta del sistema giudiziario italiano.

La richiesta della CGIL non è semplicemente una questione di stabilità lavorativa, ma una rivendicazione che tocca la dignità professionale di queste risorse umane e la tenuta stessa del servizio giustizia.

Il termine del progetto PNRR, fissato a giugno 2026, rischia di privare il Ministero di un capitale umano prezioso, accumulato in anni di impegno e specializzazione.
Questi operatori, entrati in servizio durante la fase più critica della pandemia, hanno dimostrato un’inestimabile capacità di risposta alle urgenti esigenze del PNRR, contribuendo in maniera significativa all’accelerazione dei tempi processuali e all’implementazione di nuove procedure.

Il loro contributo, spesso invisibile, ha alleviato il carico di lavoro del personale a tempo indeterminato, operante in un contesto già gravato da carenze di organico e da un invecchiamento progressivo della forza lavoro.

La stabilizzazione di questo personale si configura non solo come un atto di giustizia nei confronti di chi ha dedicato anni di professionalità al servizio dello Stato, ma anche come una necessità strategica per garantire la continuità e l’efficienza del sistema giudiziario.

L’invecchiamento della popolazione impiegata nel settore pubblico, unitamente al flusso costante di pensionamenti, acutizza la carenza di personale qualificato, rendendo la stabilizzazione del personale PNRR una misura indispensabile per evitare un collasso del servizio.
La CGIL sottolinea che la mancata risposta a questa richiesta costituirebbe un passo indietro significativo, compromettendo non solo la dignità professionale di questi lavoratori, ma anche la capacità del sistema giudiziario di affrontare le sfide future, con il rischio concreto di dover fronteggiare la chiusura di sedi giudiziarie e un ulteriore rallentamento dei processi.

L’auspicio è che il Governo e il Ministero della Giustizia prendano atto della situazione e aprano un tavolo di confronto per trovare una soluzione che tuteli il futuro di queste risorse umane e garantisca la tenuta del servizio giustizia nel suo complesso.

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