Il diritto alla salute, pilastro fondamentale del nostro ordinamento, si trova oggi a fronteggiare sfide complesse che ne mettono a rischio la stessa essenza.
L’immagine evocativa di una “pelle malata” utilizzata dal vicepresidente della Corte Costituzionale, Luca Antonini, durante l’incontro “Pensare la sanità.
Terapie per la sanità malata” all’Università di Udine, sottolinea l’urgenza di un profondo rinnovamento, non una mera riorganizzazione.
Non si tratta solo di allocare risorse o ottimizzare processi, ma di ridefinire il paradigma stesso su cui si fonda l’assistenza sanitaria.
Antonini, affiancato dall’economista Stefano Zamagni, ha lanciato un appello al dibattito pubblico, troppo spesso appannato da semplificazioni e superficialità.
Il capitale umano del nostro sistema sanitario – medici, infermieri, operatori sanitari – è di eccellenza, ma assistiamo a una preoccupante fuga di cervelli verso l’estero, un sintomo di un malessere strutturale che va affrontato con coraggio e lungimiranza.
Le “terapie” proposte non sono soluzioni immediate, ma una serie di interventi mirati: un rafforzamento radicale della medicina territoriale, capace di intercettare i bisogni di salute direttamente a livello locale; la centralità assoluta della persona, non del paziente, come fulcro di ogni decisione clinica; e un investimento consapevole nella libertà del malato, intesa come capacità di esercitare attivamente il proprio diritto alla salute.
Il rettore Angelo Montanari ha riaffermato l’importanza cruciale del rapporto medico-paziente, evidenziando come la qualità di questa relazione sia determinante per l’efficacia delle cure.
Non si può relegare questa relazione a un mero atto formale, ma va coltivata e nutrita, riconoscendone il valore intrinseco.
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha sottolineato il ruolo strategico dell’alleanza tra università e aziende ospedaliere, un modello di collaborazione che favorisce l’innovazione e la formazione continua.
Massimo Robiony, delegato dell’Ateneo all’umanizzazione delle cure, ha insistito sulla necessità di un modello organizzativo che riponga al centro l’ascolto attivo e l’anamnesi approfondita, poiché una diagnosi accurata non può prescindere da un rapporto empatico e partecipativo.
L’assessore regionale alla Sanità, Riccardo Riccardi, ha riconosciuto l’importanza del diritto alla salute, ribadendo la necessità di una riforma sistemica.
L’aumento delle patologie croniche, la crescente non autosufficienza e le resistenze al cambiamento rappresentano ostacoli significativi.
La mancanza di decisioni chiare e la proliferazione di interessi conflittuali rischiano di paralizzare qualsiasi tentativo di progresso.
Superare queste resistenze richiede una leadership forte e una visione condivisa, capace di mettere da parte gli interessi particolari per il bene comune.
L’innovazione tecnologica, l’intelligenza artificiale, non devono sostituire la componente umana, ma potenziarla, rendendo il sistema sanitario più efficiente e, soprattutto, più umano.
Il futuro della sanità italiana dipende dalla capacità di coniugare competenza scientifica, etica professionale e profonda umanità.






