La riflessione sulla pena detentiva, e in particolare sulla sua capacità di reinserimento sociale, merita un ripensamento profondo, al di là di una visione puramente retributiva.
Durante una recente visita alla Casa Circondariale di Tolmezzo, la senatrice Tatjana Rojc, affiancata da una delegazione della Camera Penale friulana guidata dal presidente Rino Battocletti, ha avuto modo di osservare da vicino un modello di istituzione penitenziaria che, pur con le sue criticità, si distingue per un approccio orientato alla dignità umana e alla possibilità di redenzione.
Il confronto con altre realtà carcerarie, come quella di Udine, evidenzia come a Tolmezzo la deprivazione della libertà, sebbene inevitabile, sia mitigata da un’offerta di attività e servizi che mirano a promuovere la crescita personale e professionale dei detenuti.
Laboratori, attività teatrali, cappella: elementi che contribuiscono a creare un ambiente meno asfissiante e più favorevole al cambiamento.
È cruciale riconoscere che anche il regime del 41bis, il massimo livello di sicurezza, non può essere interpretato esclusivamente come strumento di punizione, ma deve lasciare spazio a opportunità di riflessione e, ove possibile, di recupero.
Tuttavia, la visita ha messo in luce alcune problematiche strutturali che necessitano di intervento immediato.
La mancanza di acqua calda nelle celle, un disservizio primario, e l’assenza di figure di riferimento stabili all’interno della polizia penitenziaria compromettono la qualità della vita detentiva e rendono più difficile l’attuazione di programmi di reinserimento efficaci.
Queste carenze non sono peculiarità di Tolmezzo, ma riflettono una crisi sistemica che affligge il sistema penitenziario nazionale.
La direttrice Irene Iannucci e il personale della casa circondariale meritano un plauso per l’impegno profuso, testimonianza di un’umanità che si fa carico di una realtà complessa e spesso marginalizzata.
L’iniziativa della Camera Penale friulana, che ha donato arredi e cancelleria per la stanza dedicata agli incontri tra detenuti e familiari, rappresenta un gesto concreto di sostegno a un progetto che mira a preservare i legami affettivi e a favorire un percorso di reintegrazione.
La delegazione, composta dall’avv.
Emanuela Rosanda, referente della Commissione Carcere, dagli avvocati Paola Diana e Andrea Di Doi, membri della stessa Commissione, e dall’avv.
Giacomino Di Doi, associato a Nessuno Tocchi Caino, ha potuto apprezzare il contributo che la collaborazione tra istituzioni, professionisti del diritto e associazioni di volontariato può offrire al sistema penitenziario.
Con una popolazione detenuta di 187 individui, di cui 18 sottoposti al regime speciale del 41bis, e una minoranza di stranieri, il carcere di Tolmezzo rappresenta un microcosmo del sistema penitenziario italiano, un terreno fertile per sperimentare modelli innovativi e per ripensare il ruolo della pena nel nostro ordinamento giuridico.
È imperativo che il governo prenda atto di queste osservazioni e adotti provvedimenti concreti per garantire che ogni istituto penitenziario offra condizioni di dignità e opportunità di riscatto per coloro che vi sono detenuti, promuovendo una giustizia non solo punitiva, ma anche riabilitativa e inclusiva.