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giovedì 23 Ottobre 2025

Trieste: 12 anni per aggressione a migranti pachistani sul Molo Audace

Il Tribunale di Trieste ha emesso una sentenza di condanna significativa nei confronti di cinque giovani afghani, richiedenti asilo, implicati in un episodio di violenza estrema avvenuto il 4 agosto 2024 sul Molo Audace.
L’aggressione, che ha visto come vittime tre giovani migranti di origini pachistane, ha portato alla loro condanna per tentata violenza sessuale di gruppo, estorsione e lesioni personali aggravate, con una pena complessiva di 12 anni e 8 mesi di reclusione.

Tre dei condannati, al termine della pena, saranno soggetti a provvedimento di espulsione e rimpatrio.
L’inchiesta, condotta dalla Procura, ha ricostruito un quadro allarmante di dinamiche violente e intimidazioni preesistenti all’aggressione.
Secondo le indagini, il gruppo di afghani avrebbe prevaricato le vittime, inizialmente con minacce e intimidazioni, per poi culminare in un’azione violenta premeditata.

La brutalità degli atti, descritta nel dettaglio dalla Procura, ha incluso l’utilizzo di coltelli, tirapugni, taser e spray urticante, con conseguenze fisiche gravi per le vittime.

Due di queste hanno riportato ferite da taglio profonde, mentre la terza è stata colpita da un pugno che l’ha causato lo svenimento.

La richiesta di pena avanzata dal sostituto procuratore Ilaria Iozzi, sebbene inferiore a quella emessa dalla sentenza, rifletteva la gravità del reato e la necessità di un segnale forte contro la violenza e la criminalità.

Il rito abbreviato ha comportato una riduzione della pena, come previsto dalla legge, ma non ha attenuato la severità della condanna.
È importante sottolineare che l’azione violenta ha coinvolto un numero maggiore di persone, quindici in totale, ma solo cinque individui sono stati identificati dalla Squadra Mobile e formalmente incriminati.
Questa circostanza solleva interrogativi sulle dinamiche di gruppo e sulla difficoltà di identificare e perseguire tutti i responsabili di un’azione del genere, evidenziando le sfide che le forze dell’ordine devono affrontare nella gestione di situazioni complesse come questa, soprattutto in contesti caratterizzati da fragilità sociali e difficoltà di integrazione.
L’episodio, inoltre, riaccende il dibattito sulla gestione dei flussi migratori, la sicurezza e la convivenza pacifica in contesti multiculturali.

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