Un corteo vibrante e pacifico ha attraversato il cuore di Trieste questa sera, riunendo una folla stimata di trecento persone in un appello congiunto per la neutralità della città e per l’immediata cessazione delle ostilità a Gaza.
L’iniziativa, promossa dal movimento indipendentista “Trieste Libera”, ha rappresentato una chiara espressione di dissenso e di aspirazione a un futuro di pace e autonomia.
La manifestazione, caratterizzata da un’atmosfera partecipativa e sentita, ha visto sventolare un arcobaleno di bandiere che riflettevano la complessità delle istanze portate avanti.
Accanto alle numerose bandiere palestinesi, simbolo della solidarietà verso il popolo martoriato di Gaza, hanno trovato spazio quelle del Partito Comunista, testimonianza di una radice storica di impegno sociale e di rivendicazione dei diritti.
Particolarmente evocative le bandiere rosso vivo, ornate dell’alabarda, l’emblema storico di Trieste, richiamo all’identità e alla resilienza della città.
Lo striscione di apertura, chiaro e inequivocabile, ha sintetizzato le due principali rivendicazioni del corteo: la smilitarizzazione e la neutralità di Trieste, in netta contrapposizione alle dinamiche geopolitiche che vedono l’area adriatica sempre più coinvolta in tensioni internazionali.
Un altro striscione, tradotto sia in italiano che in sloveno, ha espresso un fermo no all’uso dei porti triestini come piattaforme logistiche per il traffico di armi, sottolineando il rischio di strumentalizzazione e la potenziale compromissione della sicurezza locale.
La sigla “Imec”, acronimo dell’Intermodal Mediterranean European Corridor, è stata denunciata come un “corridoio di guerra”, evidenziandone la funzione di collegamento strategico con implicazioni potenzialmente conflittuali.
Il corteo si è diradato a Ponterosso, un luogo simbolico per la città, dove alcuni interventi hanno offerto una prospettiva più approfondita sulle rivendicazioni espresse.
Le parole pronunciate al microfono hanno articolato una visione di Trieste come spazio di dialogo e di cooperazione, libero da logiche di conflitto e di controllo esterno.
Si è ribadita la necessità di una politica estera improntata alla neutralità e all’autodeterminazione, volta a preservare la pace e a promuovere lo sviluppo sostenibile.
La manifestazione, pur nella sua dimensione locale, ha rappresentato un atto di testimonianza e di speranza, un invito a riflettere sul ruolo di Trieste nel contesto geopolitico globale e sulla possibilità di costruire un futuro basato sulla pace, la giustizia e la libertà.