Nella notte, un rogo di vaste proporzioni ha avvolto un ampio capannone industriale abbandonato in via Malaspina, a Trieste, scatenando un complesso intervento dei vigili del fuoco.
La struttura, estesa per circa tremila metri quadrati e adibita in passato alla conservazione di tappi in sughero, è stata interessata da un incendio di origine ancora da chiarire, che ha generato un considerevole scompiglio nel quartiere.
L’allarme è scattato in tarda serata, e le squadre di soccorso, composte dal distaccamento di Muggia e da un’unità speciale della sede centrale di Trieste, si sono prontamente mobilitate.
L’intervento si è rivelato particolarmente impegnativo, richiedendo l’impiego di due autobotti, un’autoscala per le operazioni in altezza, un carro aria per il rifornimento idrico e la presenza del capo turno e del funzionario di guardia.
Le prime azioni dei pompieri si sono concentrate sullo spegnimento delle fiamme, un’operazione resa più complessa dalle dimensioni del capannone e dalla presenza di materiali infiammabili.
Parallelamente, è stata avviata una meticolosa ispezione dell’edificio per escludere la presenza di persone intrappolate all’interno, una priorità assoluta in situazioni di emergenza come questa.
Dopo ore di intenso lavoro, le fiamme sono state dichiarate domate intorno alle 2:30 del mattino, ma le operazioni non si sono concluse con lo spegnimento.
Un team specializzato ha proseguito con la bonifica completa dell’area e la messa in sicurezza della struttura, per prevenire il rischio di nuovi focolai e garantire la sicurezza dei residenti.
Le cause dell’incendio rimangono al momento sconosciute e sono oggetto di un’accurata indagine da parte delle autorità competenti.
La polizia sta raccogliendo testimonianze e analizzando i rilievi effettuati sul luogo per ricostruire la dinamica degli eventi e individuare eventuali responsabilità.
Fortunatamente, l’incidente non ha causato feriti o vittime, un esito positivo che testimonia l’efficienza e la prontezza dell’intervento dei soccorritori.
L’episodio solleva, inoltre, interrogativi sullo stato di abbandono e la sicurezza di aree industriali dismesse, spesso vulnerabili e potenzialmente pericolose.