Il venticinquesimo Trieste Science+Fiction Festival si è concluso con un tripudio di luci e proiezioni al Politeama Rossetti, lasciando un’impronta indelebile su un pubblico che ha superato le 20.000 persone.
L’evento, orchestrato dal centro di ricerca e sperimentazione cinematografica e audiovisiva La Cappella Underground, ha rappresentato un crocevia culturale di proporzioni notevoli, celebrando l’immaginario fantascientifico in tutte le sue sfaccettature.
Il festival non si è limitato a presentare opere cinematografiche; si è configurato come un vero e proprio laboratorio di idee, un terreno fertile per l’esplorazione di futuri possibili e per la riflessione sulle implicazioni sociali, etiche e filosofiche che derivano dall’avanzamento tecnologico.
Oltre a una ricca selezione di anteprime, tra cui spiccano titoli mondiali, internazionali e nazionali, il festival ha visto la partecipazione di registi, attori e autori di calibro internazionale, come lo scrittore Ted Chiang e il regista Gabriele Mainetti, arricchendo ulteriormente il dibattito e stimolando un confronto profondo.
Il successo del festival testimonia la vitalità e la capacità di rinnovamento del genere fantascientifico, che, come sottolineato dal direttore Alan Jones, continua ad attrarre un pubblico vasto e appassionato, affascinato dalla sua capacità di trascendere i confini del reale, di interrogare le certezze e di offrire prospettive inedite sul mondo che ci circonda.
La fantascienza, in questo senso, si rivela essere molto più di un semplice genere letterario o cinematografico: è una lente attraverso cui analizzare la condizione umana, un motore di innovazione e un catalizzatore di cambiamento.
La cerimonia di premiazione ha coronato l’evento, riconoscendo opere che si sono distinte per originalità e qualità artistica.
Il prestigioso Premio Asteroide, dedicato ai talenti emergenti che osano sperimentare e superare le convenzioni, è andato a “Redux Redux” di Kevin McManus e Matthew McManus, un’opera che ha saputo fondere sapientemente elementi fantascientifici e profondità emotiva, premiata anche con il Premio Wonderland.
Un plauso speciale, con Menzione Asteroide e Premio del Pubblico, è stato riservato a “Arco” di Ugo Bienvenu, un film che ha saputo conquistare il cuore del pubblico con la sua narrazione suggestiva.
Il Premio Melies d’Argent – Lungometraggi è stato assegnato a “The Shrinking Man” (L’Homme qui rétrécit) di Jan Kounen, mentre il Premio Melies d’Argent – Cortometraggi è andato a “Animalia” di Marius Rolfsvåg.
Il Premio della Critica del Sindacato Critici Cinematografici Italiani ha premiato “Lesbian Space Princess” di Emma Hough Hobbs e Leela Varghese, un’opera che ha saputo interpretare in chiave originale e innovativa il genere.
Infine, il Premio Cinelab Spazio Corto è stato conquistato da “The Other Lives” di Nicolò Folin, mentre il Premio Event Horizon – INAF, un riconoscimento speciale dedicato alla divulgazione scientifica, è andato a Ted Chiang, autore di opere che fondono con maestria la fantascienza e la riflessione filosofica.
Il festival, dunque, si conferma un punto di riferimento imprescindibile per gli appassionati e gli operatori del settore, un luogo dove il futuro si fa immaginare e, forse, anche creare.







