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Udine, Infermiera Confessa: Piano Macabro per Uccidere il Figlio

Nel verbale di interrogatorio, le parole risuonano come un macabro eco: “Abbiamo pianificato la sua fine, puntando sull’oblio farmacologico.

Ho versato l’intero contenuto di una confezione di medicinali nel suo bicchiere di limonata, una dose apparentemente letale, ma non ha sortito l’effetto desiderato.
Ho dovuto ricorrere a due iniezioni di insulina, un’iniezione dopo l’altra, poiché la sua resistenza mi ha impedito di raggiungere l’anestesia completa.
” Sono le confessioni di Lorena Venier, infermiera sessantunenne, protagonista di un drammatico evento che ha scosso la comunità di Udine.
Il racconto, deposto dinanzi al Giudice per le Indagini Preliminari, rivela una premeditazione agghiacciante, un piano elaborato nel tempo per eliminare il figlio trentacinquenne, Alessandro.
L’utilizzo dell’insulina, una sostanza che l’infermiera aveva conservato per anni, destinata originariamente a un piano suicida personale, aggiunge una dimensione inquietante alla vicenda.

L’insulina, infatti, agisce come potente ipoglicemizzante, abbassando drasticamente i livelli di zucchero nel sangue e potenzialmente conducendo al coma e alla morte.
La sua presenza, in quantità sufficiente e somministrata per via iniettiva, aggrava la gravità del gesto.
L’episodio solleva complesse questioni etiche e legali.

L’atto di Lorena Venier, sebbene presentato come frutto di una decisione deliberata, necessita di un’analisi approfondita per comprendere le motivazioni che hanno portato a un simile gesto.

L’infermiera, custode della vita e del benessere altrui, si è trasformata in carnefice, violando il giuramento di Ippocrate e commettendo un crimine efferato.
L’indagine è ora focalizzata sulla ricostruzione del rapporto madre-figlio, alla ricerca di indizi che possano spiegare la genesi di un simile dramma.

Si presume che un mix di fattori, tra cui possibili dinamiche familiari disfunzionali, problemi di salute mentale, e situazioni di forte stress, abbiano contribuito a creare un contesto favorevole a un gesto così estremo.

L’omicidio e la successiva frammentazione del corpo, atto che ha ulteriormente aggravato la gravità del crimine, indicano una profonda perdita di contatto con la realtà e un deliberato tentativo di occultare il gesto.

Il racconto dell’infermiera, pur nella sua fredda precisione, offre solo una parziale comprensione di un evento che lascia dietro di sé un vuoto incolmabile e una comunità intera sconvolta.

Il processo che seguirà dovrà fare luce su tutte le circostanze che hanno portato a questa tragedia, cercando, ove possibile, di comprendere, senza giustificare, un atto di tale violenza.

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