Un’ombra inquietante si è allungata su Udine, culminando nella denuncia di un 27enne accusato di atti persecutori nei confronti di una giovane donna.
La vicenda, che emerge da un quadro di crescente apprensione e violazione della sfera privata, solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza personale, il cyberstalking e le nuove forme di controllo che si manifestano nell’era digitale.
La vittima, una 22enne, ha denunciato un clima di costante paura, alimentato da un’incessante sensazione di essere pedinata, in particolare dopo le uscite serali dalla palestra che frequenta.
Questa percezione non era infondata: il giovane, sospettato di stalking, avrebbe ripetutamente seguito la ragazza in auto, avvicinandosi fino alla sua abitazione.
In un’occasione, la donna, intuendo il pericolo, è riuscita a riprendere l’auto con il proprio cellulare, documentando così una delle manifestazioni più disturbanti di questa escalation di comportamenti.
Il punto di svolta, e l’elemento che ha acuito la crescente angoscia della giovane donna, è stato il ritrovamento di un AirTag, un dispositivo di localizzazione, abilmente nascosto sotto la sella della sua bicicletta.
Questa scoperta, che configurava una vera e propria violazione della sua privacy e un tentativo di tracciare i suoi spostamenti, ha costretto la vittima a modificare radicalmente le sue abitudini, rinunciando alla libertà di movimento e vivendo in uno stato di costante vigilanza.
L’intervento tempestivo dei Carabinieri, unitamente al coraggio dimostrato dalla giovane donna nel decidere di denunciare l’accaduto, ha permesso di identificare rapidamente il presunto autore dello stalking. Questo episodio, purtroppo sempre più frequente, evidenzia la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli del cyberstalking e sull’importanza di proteggere la propria privacy nell’era digitale.
La vicenda sottolinea anche come l’utilizzo di tecnologie apparentemente innocue, come gli AirTag, possano essere impiegati per scopi illeciti, minando la sicurezza e il benessere delle persone.
L’indagine in corso dovrà ora accertare l’estensione delle azioni di sorveglianza e le motivazioni che hanno spinto il giovane a compiere tali gesti, con l’obiettivo di tutelare la vittima e prevenire il ripetersi di simili episodi.








