Un albero secolare, messaggero di resilienza e simbolo tangibile di riconciliazione, sarà presto ancorato al suolo di Gorizia: un ulivo, erede di una storia millenaria e viaggiato attraverso l’intero territorio italiano, destinato a incarnare lo spirito di cooperazione che ha portato Nova Gorica e Gorizia a condividere il prestigioso titolo di Capitale Europea della Cultura.
 Più che una semplice pianta, l’ulivo rappresenta un atto di fede nel potere trasformativo del dialogo, un’iniezione di speranza che si propaga ben oltre i confini religiosi, permeando l’intera comunità.
Il 29 ottobre, in una cerimonia carica di significato, i rappresentanti di cinque diverse fedi – l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, il rabbino Alexander Meloni, l’imam Zakaria Seidu, il pastore Jens Hansen e il ministro buddista Roberto Bonora – uniranno le loro mani per piantare le radici di questo albero, suggellando un impegno reciproco a coltivare un futuro di armonia e comprensione.
 Il gesto, profondamente simbolico, affonda le sue origini in una tradizione secolare di pace e riconciliazione, richiamando l’immagine biblica del ramo d’ulivo come segno di cessazione delle ostilità.
L’evento segnerà l’apertura ufficiale del Festival interreligioso “Go! 2025, Terre di pace”, un’iniziativa che si protrarrà fino al 2 novembre, offrendo un ricco programma di eventi: spettacoli artistici, forum di discussione, visite guidate e mostre espositive, tra cui la suggestiva “L’eredità della vita.
 Il clima è una scelta: salviamo il futuro”, già inaugurata nella galleria Crali.
 La serata conclusiva della prima giornata sarà presieduta da Paolo Mieli.
Il festival non si propone solamente come un evento temporaneo, ma come l’atto fondativo di un laboratorio permanente di dialogo interreligioso, un luogo fisico e metaforico dove le diverse comunità possano incontrarsi, condividere esperienze e costruire ponti di comprensione.
 Come sottolinea il sindaco Rodolfo Ziberna, l’iniziativa nasce da una collaborazione autentica, frutto dell’impegno congiunto delle organizzazioni religiose, che hanno saputo mettere da parte le proprie differenze per perseguire un obiettivo comune.
“Sono profondamente convinto – afferma il sindaco – che la pace non si conquista con la forza, ma con l’ascolto, l’empatia e il rispetto reciproco.
 Costruire una società più giusta e pacifica richiede un impegno costante dal basso, favorendo l’incontro e il dialogo tra le persone, e soprattutto, imparando ad apprezzare la ricchezza delle diverse prospettive.
” Il Festival interreligioso, dunque, si configura come un seme di speranza, destinato a germogliare in un terreno fertile di dialogo e comprensione, alimentando la costruzione di un futuro condiviso e pacifico.



 
                                    


