Il silenzio di un aeroporto, la frustrazione di una speranza congelata: è il quadro che emerge dalla lettera aperta del sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, indirizzata a figure chiave della politica internazionale e alla leadership israeliana.
L’appello, vibrante di urgenza morale, si concentra su una tragica inazione: l’impossibilità di far pervenire a Gaza, terra martoriata da un conflitto in continuo aggravamento, un carico di attrezzature mediche vitali, frutto di un’iniziativa di solidarietà italiana.
Si tratta di decine di ventilatori pediatrici, dispositivi di precisione dal valore complessivo di circa 700.000 euro, progettati e realizzati da un’azienda italiana e donati all’UNICEF nei primi mesi del 2025.
Questi apparecchi, concepiti per sostenere la vita dei neonati negli ospedali della Striscia, giacciono inutilizzati all’aeroporto Ben Gurion, vittima di un blocco che ne impedisce la distribuzione.
La loro assenza si traduce in un vuoto incolmabile per i neonatologi, costretti ad assistere impotenti alla sofferenza e alla morte di bambini che potrebbero essere salvati.
Il sindaco De Toni non si limita a denunciare una situazione specifica, ma colloca l’evento in un contesto più ampio di profonda crisi umanitaria.
Egli richiama con forza le parole del Papa, un eco di dolore universale che risuona nel pianto disperato dei genitori palestinesi.
La denuncia del Pontefice, che invoca un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi e il pieno rispetto del diritto umanitario internazionale, rappresenta un imperativo morale che non può essere ignorato.
L’inerzia di fronte alla sofferenza, la negazione di aiuti salvavita, costituiscono una violazione dei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione di Ginevra e da altre convenzioni internazionali.
De Toni sottolinea con fermezza che non è possibile minimizzare l’impatto devastante di tali azioni, che amplificano il ciclo di morte e dolore.
Udine, città storicamente impegnata nella promozione della pace e della giustizia, sente la responsabilità di intervenire attivamente.
Il sindaco si fa interprete di un sentimento diffuso, esortando le autorità competenti a deporre ogni sforzo necessario per sbloccare la situazione e permettere alle apparecchiature mediche di raggiungere i bambini bisognosi.
L’azione richiesta non è un atto di parte, ma un imperativo etico che riguarda l’intera comunità internazionale.
Si tratta di restituire speranza a una popolazione stremata, di onorare i valori di umanità e solidarietà che definiscono la nostra civiltà.
Il silenzio dell’aeroporto deve essere rotto, perché ogni minuto perso significa una vita spezzata.