Nel cuore pulsante del Porto Vecchio di Trieste, un edificio testimone di un’epoca e ora aperto al pubblico grazie all’iniziativa “Monumenti Aperti”, si erge la Casa del Cinema.
Questa struttura, un tempo Casa del Lavoratore Portuale, incarna una complessa stratificazione storica, architettonica e sociale, che ne fa un punto di riferimento per la comprensione del passato triestino.
L’iniziativa “Monumenti Aperti”, promossa dall’associazione cagliaritana Imago Mundi in collaborazione con Acli provinciali, Enaip, la Casa del Cinema e il Teatro Miela, si propone di valorizzare il patrimonio culturale locale, illuminando luoghi spesso marginalizzati dall’attenzione comune.
La scelta di questa specifica sede non è casuale, ma riflette un desiderio di riscoprire le radici di una città multiforme e complessa.
La costruzione dell’edificio, datata tra il 1938 e il 1942, si inserisce nel contesto del regime fascista, un periodo di intensa riqualificazione urbana e di monumentalizzazione del lavoro.
L’idea originaria era quella di creare un polo multifunzionale, destinato a ospitare uffici amministrativi e a fungere da dopolavoro per i lavoratori del porto.
La committenza unitaria, formata dal Regio Ufficio del Lavoro Portuale, dal Sindacato fascista dei lavoratori portuali e dalle Compagnie portuali Lino Domeneghini, Odoardo Huetter, Tommaso Gulli ed Ettore Saletnig, riflette la centralità del lavoro portuale nell’economia locale e l’ideologia corporativa del regime.
L’incarico progettuale fu affidato a Giuseppe Zaccaria, ingegnere civile già funzionario presso i Pubblici Magazzini Generali di Trieste, l’attuale Autorità Portuale.
La sua visione si concentrò sulla creazione di un elemento di congiunzione fisica e simbolica con il magazzino doganale ferroviario, in una posizione strategica all’interno del Porto Vecchio, un nodo cruciale per i traffici commerciali e l’identità urbana.
La cerimonia di posa della prima pietra, avvenuta il 18 settembre 1938 alla presenza del Duce, Benito Mussolini, conferisce all’edificio una rilevanza politica e propagandistica.
L’architettura dell’edificio, completato nel 1942, si distingue per la sua forma sinuosa, che crea una curva armoniosa tra piazza Duca degli Abruzzi e corso Cavour.
La struttura, realizzata in cemento armato e laterizio, è un esempio significativo di architettura razionalista, caratterizzata da linee essenziali, volumi puri e un rigoroso funzionalismo.
La facciata bilingue, con la scritta “Casa del lavoratore portuale – Dom pristaniških delavcev”, testimonia la presenza storica della comunità slovena a Trieste e la complessità delle identità culturali in questa terra di confine.
La rimozione della dicitura “fascista” nel secondo dopoguerra, accompagnata dall’aggiunta della traduzione slovena, segna un passaggio simbolico verso una nuova era, improntata alla democrazia e alla riconciliazione.
Oggi, la Casa del Cinema, erede di una storia travagliata e complessa, rappresenta un luogo di incontro, di cultura e di memoria, un invito a riflettere sul passato per comprendere meglio il presente e guardare al futuro.
La sua apertura al pubblico, grazie all’iniziativa “Monumenti Aperti”, è un gesto di valorizzazione del patrimonio culturale triestino e un’opportunità per riscoprire luoghi che raccontano storie di uomini, di lavoro e di identità.







