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lunedì 27 Ottobre 2025

Foibe: un omaggio alla memoria, un nuovo museo.

Un’architettura scura, quasi una cassa di risonanza storica, e una fascia di acciaio corten, sospesa come un nastro di Kronos, accolgono il visitatore in un percorso dedicato a una ferita ancora aperta della memoria collettiva italiana: l’esodo degli esuli fiumani, dalmati e istriani, e le drammatiche foibe.
A due decenni dalla Giornata del Ricordo, il progetto, originariamente concepito dall’allora Presidente Ciampi, si concretizza all’interno del Vittoriano, completando il racconto risorgimentale con uno spazio dedicato a queste comunità, spesso marginalizzate nella narrazione nazionale.
La mostra “Medif – Memorie dell’Esodo Fiumano, Dalmata e Istriano” inaugurata il 25 ottobre, non è semplicemente un allestimento, ma un atto di riconoscimento, una promessa di risarcimento storico e culturale.

Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sottolinea come la memoria non sia un peso del passato, ma la linfa vitale di una comunità nazionale, la condizione imprescindibile per costruire un futuro di fiducia e riconciliazione.

La mostra, un’immersione sensoriale e intellettuale, è preludio alla nascita imminente del Museo del Ricordo, un’istituzione che ambisce a dotarsi di personalità giuridica, sede stabile e progetto organico, rappresentando un investimento strategico nel patrimonio immateriale della nazione.

Questo percorso espositivo è il frutto di anni di studio, raccolta di testimonianze e recupero di documenti, un’eredità di impegno civile e intellettuale che si traduce in un racconto inedito, capace di restituire dignità a una storia troppo a lungo silenziata o distorta.

Il percorso, curato dall’architetto Massimiliano Tita, è articolato attorno a un comitato scientifico multidisciplinare che ha selezionato documenti, fotografie, oggetti personali e registrazioni di testimonianze dirette.

Il cuore pulsante della mostra è la narrazione di voci umane, di destini spezzati, di identità lacerate, offrendo uno sguardo intimo e commovente sulle vicende che portarono all’esodo.
L’uso innovativo del multimediale, con installazioni interattive e ricostruzioni virtuali, amplifica l’impatto emotivo e facilita l’accesso a contenuti complessi, rendendo il racconto fruibile anche alle nuove generazioni.
Un’installazione particolarmente significativa commuove il visitatore: una sedia Thonet, simbolo di un’epoca e di una classe sociale, è accostata a un monocolo puntato su una singola rosa rossa, incastonata tra le rocce, evocando la precarietà, la bellezza e la perdita.
Questo gesto simbolico onora la memoria degli infoibati, in particolare quella di Norma Cossetto, intellettuale istriana vittima di violenza politica, e offre al pubblico un’occasione per riflettere sulla fragilità dell’esistenza e sulla necessità di preservare la memoria storica.
Il presidente di FederEsuli, Renzo Codarin, sottolinea come l’iniziativa si inserisca pienamente in un contesto europeo, rafforzando l’identità italiana e promuovendo la comprensione tra i popoli.

La mostra non è solo un omaggio al passato, ma un investimento per il futuro, un invito a non dimenticare e a costruire una società più giusta e inclusiva, fondata sul rispetto della memoria e sulla valorizzazione delle diversità culturali.

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