mercoledì, 16 Luglio 2025
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Restituiti all’estero reperti archeologici: un’indagine pluriennale

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Nel corso di un’operazione complessa e articolata, protrattasi dal dicembre 2024 al luglio successivo, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine hanno restituito un significativo corpus di reperti archeologici a sei nazioni: Colombia, Costa Rica, Egitto, Panama, Perù e Repubblica Dominicana.
La restituzione, frutto di un’indagine pluriennale avviata nel maggio 2017 sotto la supervisione della Procura di Verona, rappresenta un capitolo importante nella lotta al traffico illecito di beni culturali e testimonia l’impegno delle autorità italiane nella protezione del patrimonio globale.

I manufatti, caratterizzati da una notevole varietà tipologica e cronologica, spaziano dal I millennio a.

C.

al XVI secolo d.

C.

e includono ceramiche di fattura pregevole, statuette votive in bronzo e terracotta, e una vasta gamma di oggetti di uso comune o rituale.
Questi reperti, originariamente provenienti da siti archeologici di immenso valore storico-culturale, erano stati sottratti illegalmente ai loro luoghi d’origine e giunti, attraverso canali non ufficiali, nel nord-est italiano.

L’indagine ha portato all’identificazione di un cittadino veronese, animato da una passione collezionistica per l’archeologia e le civiltà antiche.
Nel corso di trent’anni, l’uomo aveva accumulato una collezione privata, acquistando i reperti in diversi mercatini dell’usato, inconsapevole, o forse minimizzando, della loro provenienza illecita.
L’accumulo di beni, in realtà, costituiva una violazione delle normative internazionali sulla protezione del patrimonio culturale.

La scoperta di una maschera in pietra, appartenente alla cultura Taino della Repubblica Dominicana, ha assunto particolare rilevanza.
La maschera, utilizzata in rituali votivi e religiosi, è stata catalogata dall’ICOM (International Council of Museums) nella “Red List”, un elenco di beni culturali particolarmente vulnerabili al saccheggio e al traffico illegale.
Questa classificazione sottolinea l’importanza cruciale della restituzione per evitare ulteriori dispersioni e preservare l’integrità del patrimonio culturale dominicano.

Oltre alla restituzione diretta agli enti diplomatici, una parte significativa dei reperti è stata destinata al Museo delle Civiltà di Roma.
Questa scelta strategica mira a valorizzare ulteriormente il materiale restituito, consentendo al museo di integrare le nuove acquisizioni nelle proprie collezioni etnografiche e preistoriche, arricchendo l’offerta espositiva e promuovendo una maggiore consapevolezza del patrimonio culturale mondiale.

L’operazione non si limita a una semplice restituzione materiale; rappresenta un atto di cooperazione internazionale, un impegno concreto per la salvaguardia del patrimonio culturale e un segnale chiaro contro le attività illecite che lo minacciano.
La vicenda solleva, inoltre, questioni etiche complesse relative alla responsabilità dei collezionisti privati e all’importanza di tracciare l’origine dei beni culturali per garantirne la corretta gestione e protezione.

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