domenica 7 Settembre 2025
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Villalta: un viaggio poetico tra memoria, perdite e speranza.

Il volume “Poesie” di Gian Mario Villalta, edito da Garzanti nel prestigioso collana “I Grandi Libri”, rappresenta un viaggio introspettivo attraverso trent’anni di creazione poetica, una sintesi condensata in cinque raccolte: “L’erba in tasca” (1992), “Vose de vose / Voce di voci” (1995), “Vanità della mente” (2011), “Telepatia” (2016) e “Dove sono gli anni” (2022).

Come sottolinea Mauro Covacich, la raccolta non solo testimonia un percorso artistico significativo, ma lo colloca a pieno titolo nel pantheon della letteratura contemporanea, evocando l’eco di un’epoca d’oro.

La prefazione di Massimo Natale offre una chiave interpretativa preziosa, guidando il lettore attraverso le sfumature di un universo poetico complesso e profondamente radicato.
Villalta, figura di spicco nel panorama culturale italiano in qualità di direttore artistico del festival pordenonelegge, si confronta con la perdita inesorabile di un mondo, quello contadino della sua infanzia, magistralmente rievocato nel memoir “L’olmo grande”.

Questa perdita non genera nostalgia, ma lascia un’impronta indelebile, una presenza silenziosa che permea la sua opera.
L’autore riflette sul distacco da un’epoca e da un modo di vivere che, pur svanito, continua a risuonare nel presente, come un eco lontano.
La poesia di Villalta affonda le sue radici in un passato irrimediabilmente perduto, ma si proietta verso un futuro intriso di speranza.

Le sue parole, come sorgenti inesauribili, attingono a un tesoro di memorie e sedimenti linguistici, oscillando tra l’italiano e il dialetto veneto di confine.
Questa commistione crea una corrente vitale, capace di rinnovare il linguaggio poetico, proponendo un modello di creatività libera e inattesa.

La sua voce, autentica e originale, risuona con una forza inusuale, offrendo spunti di riflessione sulla condizione umana e sul significato dell’esistenza.

Villalta non si limita a contemplare il passato, ma si impegna attivamente nella ricerca dell’altro, promuovendo un senso di fratellanza e solidarietà.

La sua poesia si configura come un atto di resistenza contro la disumanizzazione del mondo contemporaneo.

Riflettendo sul senso del suo continuo scrivere, Villalta riprende un concetto essenziale: la fiducia nel potere delle parole, capaci di creare un legame profondo tra le persone, di offrire conforto e speranza.

La poesia, in questo senso, diventa una “stretta di mano”, un gesto di accoglienza e comprensione, un invito a riscoprire il valore dell’incontro e del dialogo.

Finché la parola esiste, e qualcuno è disposto ad ascoltarla, la speranza persiste.

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