A giugno 2025, l’analisi dei prezzi al consumo a Trieste e Udine rivela dinamiche inflazionistiche contrastanti, delineando un quadro economico locale caratterizzato da una certa eterogeneità territoriale.
I dati definitivi, elaborati dagli uffici statistica comunali, evidenziano un andamento congiunturale leggermente positivo a Trieste (+0,2% a livello comunale), mentre a Udine si registra un incremento più marcato (+0,6%).
A livello tendenziale, l’aumento rispetto a giugno 2024 è del 1,9% a Trieste e del 2,1% a Udine, valori che, pur rimanendo contenuti, segnalano una persistente pressione inflazionistica.
Approfondendo l’analisi congiunturale triestina, si osserva una polarizzazione dei settori trainanti e depressivi.
L’incremento dei prezzi relativi a servizi ricettivi e di ristorazione (+1,6%) e, in misura minore, dei trasporti (+0,8%), suggerisce una ripresa della domanda interna, soprattutto nel settore del turismo e dei servizi correlati.
Questo andamento potrebbe essere interpretato come una conseguenza della ripresa post-pandemica e della maggiore mobilità delle persone.
Al contrario, la diminuzione dei costi per abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,9%) e per comunicazioni (-0,5%) contribuisce a mitigare l’impatto complessivo sull’inflazione, riflettendo forse politiche di contenimento dei prezzi o fluttuazioni dei mercati energetici.
L’immutabilità della voce “istruzione” denota una stabilizzazione dei costi formativi, elemento importante per le famiglie e per il tessuto sociale.
Sul fronte tendenziale, i prezzi dei servizi ricettivi e di ristorazione (+5,1%) hanno subito l’aumento più significativo, riflettendo un possibile aumento della domanda e, potenzialmente, un incremento dei costi di produzione.
Anche i prodotti alimentari e bevande analcoliche (+4%) hanno contribuito in modo rilevante all’inflazione, sollevando interrogativi sulla sostenibilità economica delle famiglie e sulla necessità di politiche di sostegno al reddito.
L’incremento dei costi per l’abitazione, l’acqua, l’elettricità e i combustibili (+3,1%), seppur inferiore a quello di altri settori, rappresenta un fattore di pressione per i bilanci familiari, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili.
La diminuzione dei costi per comunicazioni (-4,6%) e trasporti (-0,9%) agisce come elemento compensativo, ma non sufficiente a contrastare l’aumento complessivo dei prezzi.
A Udine, il quadro è altrettanto articolato.
A livello congiunturale, l’impennata dei servizi ricettivi e di ristorazione (+4,7%) e dei trasporti (+1%) segnala una dinamica economica più vivace rispetto a Trieste.
La diminuzione dei costi per comunicazioni (-0,5%), ricreazione, spettacoli e cultura (-0,3%) e bevande alcoliche e tabacchi (-0,3%) attenua l’inflazione, ma non la annulla.
Il confronto anno su anno rivela un quadro ancora più polarizzato: solo comunicazioni e trasporti hanno registrato cali, mentre i maggiori aumenti si concentrano in servizi ricettivi e di ristorazione (+7%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (+4%), istruzione (+3,7%) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+2,3%).
In sintesi, i dati di giugno 2025 evidenziano la necessità di un monitoraggio continuo delle dinamiche inflazionistiche a livello locale, con particolare attenzione ai settori che maggiormente influenzano il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese.
Le disomogeneità tra Trieste e Udine suggeriscono che le politiche economiche e sociali dovrebbero essere calibrate in base alle specificità territoriali, al fine di garantire una crescita sostenibile e inclusiva.
La comprensione delle cause profonde di queste variazioni di prezzo, che potrebbero derivare da fattori globali, nazionali o locali, è fondamentale per la formulazione di strategie efficaci di contrasto all’inflazione e di supporto alle fasce più deboli della popolazione.