A Monfalcone, città storicamente legata all’industria cantieristica, si è acceso un dibattito acceso e complesso tra l’amministrazione comunale e Fincantieri, uno dei principali attori mondiali nel settore della cantieristica navale.
La spinta propulsiva di questa disputa è una mozione, approvata all’unanimità dal Consiglio comunale, che sollecita una revisione del modello produttivo adottato dal colosso industriale.
La mozione, promossa dall’europarlamentare Anna Maria Cisint, figura chiave nella politica locale, ex sindaca e delegata alla sicurezza, nasce da una preoccupazione profonda: l’espansione produttiva di Fincantieri rischia di acuire fenomeni di frammentazione del lavoro e di un crescente ricorso a subappalti.
Queste dinamiche, innescate dalla globalizzazione e dalla necessità di ottimizzare i costi, minacciano la coesione sociale e generano problematiche abitative per la comunità monfalconese.
La mozione non si pone come soluzione definitiva, bensì come avvio di un percorso di confronto e di azioni concrete volte a tutelare la dignità del lavoro e il benessere dei lavoratori.
La risposta di Fincantieri, espressa in una lettera dal suo amministratore delegato Pierroberto Folgiero, non si lascia attendere e si pone in una posizione di netto contrasto.
Folgiero critica l’approccio dell’amministrazione comunale, definendolo eccessivamente prescrittivo e focalizzato su dettagli operativi (“come si costruisce una nave, con quali risorse o articolazioni societarie”), sottolineando gli sforzi dell’azienda in termini di responsabilità sociale, come l’apertura di un asilo nido per i figli dei dipendenti.
Questa iniziativa, però, non sembra sufficiente a placare le tensioni.
Il contesto storico è fondamentale per comprendere la complessità della situazione.
La città di Monfalcone, fondata e cresciuta attorno all’attività dei cantieri Cosulich, ha sempre legato la sua identità e la sua economia alla cantieristica.
L’evoluzione industriale ha portato con sé cambiamenti significativi, tra cui la progressiva internazionalizzazione della forza lavoro.
Un elemento particolarmente rilevante è la presenza numerosa di lavoratori provenienti dal Sud Est asiatico, che costituiscono una parte significativa della popolazione monfalconese.
Questo fenomeno, che ha arricchito culturalmente la città, è anche fonte di tensioni, come dimostra l’impegno, in passato, dell’ex sindaca Cisint a gestire le dinamiche migratorie e le relative implicazioni sociali.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla sostenibilità del modello di sviluppo industriale, sul ruolo delle istituzioni locali nella tutela del lavoro e sulla necessità di conciliare crescita economica, coesione sociale e rispetto per l’identità culturale di una comunità.
La sfida per Monfalcone, e per Fincantieri, è quella di trovare un terreno di confronto costruttivo che possa garantire un futuro prospero e inclusivo per tutti i suoi cittadini.
Si tratta di un nodo cruciale per il futuro non solo di Monfalcone, ma anche per il modo in cui si concilia l’innovazione tecnologica e la globalizzazione con la tutela del patrimonio umano e culturale.







