Stato di agitazione nelle basi USA: lavoratori a rischio, SOFA sotto pressione.

La crescente tensione sul fronte del lavoro civile nelle basi militari statunitensi in Italia si è concretizzata con lo stato di agitazione proclamato da Fisascat-Cisl e Uiltucs, le principali sigle sindacali che rappresentano il personale civile non statunitense operante nelle sedi di Vicenza, Aviano e Livorno.
La vertenza, innescata dal protratto mancato pagamento delle retribuzioni a causa dello *shutdown* governativo americano, coinvolge un numero significativo di lavoratrici e lavoratori, superando i 1.500, e solleva interrogativi complessi sull’applicazione del diritto del lavoro e sulle implicazioni del Trattato Sofa.
L’assenza di liquidazione degli stipendi, al di là della gravità immediata per i diretti interessati, evidenzia una criticità strutturale nell’equilibrio tra sovranità nazionale e accordi bilaterali.

Il Trattato Status of Forces Agreement (SOFA) del 1951, pilastro delle relazioni militari tra Stati Uniti e Italia, prevede che le condizioni di impiego e i diritti dei lavoratori, inclusi salari, indennità e protezione sociale, siano regolati in conformità alla legislazione italiana, replicando in sostanza i principi e le garanzie sanciti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) specifico per il personale civile delle basi americane.

Il CCNL, a sua volta, stabilisce chiaramente la scadenza ultima per il versamento delle retribuzioni: l’ultimo giorno lavorativo del mese.
La situazione attuale, pertanto, non si configura semplicemente come un ritardo amministrativo, ma come una potenziale violazione di un quadro normativo complesso che mira a bilanciare le esigenze operative delle forze armate statunitensi con la tutela dei diritti dei lavoratori italiani.

L’inerzia delle istituzioni, sia americane che italiane, rischia di compromettere la stabilità di un rapporto che, pur cruciale per la sicurezza e la cooperazione internazionale, poggia su fondamenta di rispetto reciproco e adempimento delle obbligazioni contrattuali.

Le organizzazioni sindacali, nel sollecitare un intervento urgente da parte della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri degli Esteri, della Difesa e del Lavoro, e dell’Ambasciata statunitense, non si limitano a chiedere il pagamento degli arretrati.

Puntano a ristabilire un principio: la certezza del diritto e la salvaguardia dei lavoratori, soprattutto in contesti dove la contingenza politica di un paese può avere ripercussioni dirette sulla vita di persone che operano in un altro.
L’attuale crisi, pertanto, si eleva a simbolo di una più ampia riflessione sull’applicazione dei trattati internazionali e sulla necessità di garantire che gli accordi bilaterali siano rispettati integralmente, proteggendo i diritti fondamentali dei lavoratori e preservando l’integrità del sistema legale italiano.
La richiesta di intervento non è solo un atto di difesa dei diritti contrattuali, ma anche un appello alla responsabilità politica e alla tutela della dignità del lavoro.

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