Il dibattito in Senato ha sancito un passo significativo nel percorso di riforma dello statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia, con l’approvazione del disegno di legge costituzionale che prevede la reintroduzione delle province e la loro elezione diretta.
L’esito, che ha registrato 85 voti favorevoli, 45 contrari e 10 astensioni, segna un momento cruciale per l’autonomia regionale e riapre un confronto politico complesso, intriso di diverse interpretazioni e implicazioni finanziarie.
L’iniziativa legislativa, nata da una spinta propulsiva del Consiglio regionale e già approvata alla Camera in precedenza, mira a restituire alle province un ruolo operativo e decisionale, precedentemente ridimensionato dalle riforme degli anni passati.
La decisione di eleggere direttamente i presidenti delle province, in particolare, rappresenta un ritorno a un modello di governance ritenuto da molti più trasparente e rispondente alle esigenze del territorio.
Il voto in Senato ha evidenziato una netta divisione politica.
I gruppi di maggioranza hanno espresso un sostegno unanime, mentre l’opposizione, rappresentata principalmente da Pd e M5s, ha espresso forti riserve, sollevando interrogativi sulle implicazioni economiche e sulla reale efficacia della riforma.
Italia Viva e Avs hanno scelto l’astensione, suggerendo una posizione cauta e in attesa di ulteriori valutazioni.
Le stime di costo, avanzate dal senatore dem Dario Parrini, parlano di un miliardo di euro necessari per implementare la riforma, un elemento che ha acceso un acceso dibattito sull’opportunità di intervenire a livello nazionale piuttosto che regionalmente.
Questa osservazione solleva questioni cruciali sulla sostenibilità finanziaria e sulla distribuzione delle responsabilità tra Stato e Regione.
Per il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto, l’approvazione in Senato è un traguardo importante per la regione, un segnale di attenzione alle istanze provenienti dal territorio.
La senatrice dem Tatjana Rojc, al contrario, ha espresso preoccupazione per i potenziali problemi e disfunzioni che potrebbero derivare dalla reintroduzione delle province elettive, mettendo in discussione la presunta capacità del centrodestra di risolvere le criticità esistenti.
L’approvazione senatoria rappresenta un avanzamento significativo ma non definitivo.
Il testo dovrà ora tornare alla Camera per la terza lettura, con l’auspicio del Ministro Roberto Calderoli di poter accelerare i tempi.
Il percorso legislativo, tuttavia, rimane costellato di potenziali ostacoli e controversie, che riflettono la complessità e la delicatezza della questione statutaria friulano-giuliana.
L’esito finale dipenderà dalla capacità dei diversi attori politici di trovare un punto di equilibrio tra le diverse istanze e di garantire una riforma che sia realmente in grado di migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa a livello regionale.