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Pordenonelegge: polemiche e accuse tra libertà e censura

Un’ondata di contestazioni scuote Pordenonelegge, il prestigioso festival dedicato al libro e alla libertà di pensiero, sollevando interrogativi complessi sulla natura del pluralismo, il ruolo delle istituzioni culturali e la delicata linea di confine tra critica costruttiva e tentativi di epurazione ideologica.

Un gruppo di oltre cento personalità ha lanciato una petizione indirizzata alla Fondazione Pordenonelegge.

it, chiedendo l’immediata rimozione del suo presidente, Michelangelo Agrusti, adducendo una presunta incompatibilità derivante da posizioni considerate eccessivamente allineate con le politiche del governo israeliano e, implicitamente, inaccettabili per chi si ritiene portatore di una visione palestinese.
La vicenda si radica in un contesto di crescente tensione internazionale e si estende ben oltre la mera questione politica.

Il nucleo della controversia si è acceso con l’esposizione, successivamente rimossa, di una bandiera israeliana presso la sede di Confindustria Alto Adriatico, presieduta da Agrusti.

Questo gesto, interpretato da alcuni come un atto di adesione incondizionata a una politica controversa, ha innescato una reazione a catena di polemiche, amplificata dai social media e dai media locali.
I promotori della petizione sostengono che la presunta parzialità di Agrusti comprometta l’oggettività e l’imparzialità del festival, pilastri fondamentali di un’istituzione che si definisce promotrice del dialogo e dell’apertura culturale.
Tuttavia, la Fondazione Pordenonelegge.
it respinge con forza le accuse, denunciando un attacco “ignobile e ingiustificato” e ribadendo la sua “unanime fiducia” nei confronti del suo presidente.

Il Consiglio di Amministrazione sottolinea come il festival, nel corso degli anni, abbia sempre favorito un confronto aperto e costruttivo tra le diverse anime della società, incarnando un “pluralismo delle visioni e posizioni” che rappresenta un valore primario.
La disputa trascende i confini del mondo culturale, suscitando l’intervento della politica.
Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, condanna aspramente l’iniziativa come un tentativo di “censura” da parte di una “sinistra inquietante” che alimenta intolleranza e antisemitismo.
Il sindaco di Pordenone, Alessandro Basso, e l’europarlamentare Alessandro Ciriani, anch’essi esponenti di Fratelli d’Italia, condividono questa analisi, denunciando l’ipocrisia di chi chiede pluralismo ma tenta di “epurare” chi non si conforma a una determinata narrazione.

I curatori del festival si schierano apertamente a sostegno di Agrusti, definendolo “garanzia di scelte libere e democratiche”, sottolineando l’importanza di un ambiente intellettuale vivace e conflittuale, terreno fertile per la nascita di nuove idee.
La Comunità Ebraica di Trieste, esprime la sua solidarietà ad Agrusti, riconoscendo il suo sostegno durante un momento storico segnato da un preoccupante aumento degli attacchi antisemiti, in seguito agli eventi del 7 ottobre.

Si evidenzia come l’impegno di Agrusti sia stato un segno di conforto e apprezzamento in un contesto di crescente tensione e insicurezza.
La vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla responsabilità delle istituzioni culturali, il diritto alla critica e i limiti del dissenso.
Essa mette in luce le difficoltà di conciliare il rispetto per le opinioni altrui con la necessità di garantire l’integrità e l’imparzialità delle istituzioni, in un’epoca segnata da polarizzazioni ideologiche e da un crescente clima di intolleranza.

La questione non è semplicemente quella di una presunta “parzialità” di un singolo individuo, ma piuttosto quella di come definire e preservare i principi fondamentali di libertà, pluralismo e dialogo in un mondo sempre più complesso e diviso.

La vicenda Pordenonelegge si configura quindi come un campanello d’allarme, invitando a una riflessione più ampia sui valori che fondano la nostra società e sulla necessità di difenderli con rigore e determinazione.

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