La questione del terzo mandato per i governatori regionali, oggetto di acceso dibattito politico e giuridico, sembra destinate a protrarsi nel tempo. Le recenti dichiarazioni del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a margine di un evento promosso da Fratelli d’Italia a Lignano Sabbiadoro, delineano un quadro complesso e sfumato. Lungi dall’annunciare un’imminente superamento del limite dei due mandati, il Ministro ha espresso cautela, sottolineando la necessità di attendere il parere della Corte Costituzionale. Questa attesa, intrinsecamente incerta e con una tempistica non definita – presumibilmente post-estiva – introduce un elemento di sospensione e, di fatto, pone una sorta di freno all’azione legislativa in materia.La distinzione operata dal Ministro tra Regioni speciali e Regioni ordinarie costituisce un elemento cruciale. La possibilità di derogare al limite dei due mandati, pur se flebile, sembra riservata alle Regioni ad autonomia differenziata. Questa distinzione, lungi dall’essere una semplice formalità, riflette la particolare cornice costituzionale che disciplina tali enti, caratterizzati da competenze e prerogative che le differenziano dalle altre regioni del Paese.L’inerzia attuale non deve essere interpretata come un definitivo abbandono dell’idea di un terzo mandato. Piuttosto, rivela una valutazione politica ponderata che tiene conto della delicatezza della questione e della necessità di una solida base giuridica per evitare contestazioni di legittimità. L’intervento della Consulta è infatti percepito come un elemento imprescindibile per garantire la conformità di qualsiasi modifica legislativa con i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale.Al di là della mera possibilità di un terzo mandato, la vicenda solleva interrogativi più ampi riguardanti l’equilibrio istituzionale tra Stato e Regioni, il ruolo delle autonomie speciali e i limiti dei poteri degli eletti. Il dibattito non si esaurisce quindi con la questione del mandato, ma si proietta verso una riflessione più profonda sulla governance del Paese e sull’evoluzione del federalismo italiano. La decisione finale, qualunque essa sia, avrà implicazioni significative per il futuro assetto delle istituzioni regionali e per i rapporti tra Stato e territori.
Terzo mandato: il nodo regionale in attesa del parere della Consulta.
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