venerdì 10 Ottobre 2025
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Vajont, 60 anni dopo: Memoria, impegno e futuro.

Sessantidue anni.

Un numero che si imprime nella memoria collettiva come un sigillo indelebile, un monito costante.

Il Vajont, il 9 ottobre 1963, non è semplicemente una data; è un abisso temporale in cui si sono riversate il dolore, la perdita e l’immane fragilità umana di fronte alla potenza della natura.

Il ricordo, onorato oggi con la solennità che merita, non può limitarsi a una commemorazione passiva, ma deve tradursi in un impegno attivo e duraturo.
La tragedia del Vajont non fu un evento ineluttabile, ma il risultato di una concatenazione di fattori – geologici, idrogeologici, tecnici e, non ultimo, umani – che, se riconosciuti e gestiti con maggiore responsabilità, avrebbero potuto attenuarne, se non evitare, le conseguenze catastrofiche.

La frana che si staccò dal Monte Toc generò un’onda di piena che spazzò via intere comunità, cancellando dalla mappa Erto, Longarone e numerosi paesi della Valle del Piave, e portando con sé quasi duemila vite.

Un evento che segnò profondamente la storia italiana e che continua a interrogarci sulla nostra capacità di convivere con l’ambiente che ci circonda.
La Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, nel suo videomessaggio, ha giustamente sottolineato la necessità di trarre insegnamento da questo dramma, innestando nella pianificazione e nelle decisioni politiche una visione integrata che metta al centro la sicurezza pubblica, la tutela del territorio e una competenza scientifica rigorosa e multidisciplinare.

Non si tratta solo di costruire dighe e infrastrutture, ma di sviluppare una cultura della prevenzione, che coinvolga attivamente le comunità locali e promuova la ricerca e l’innovazione in campo geologico, idrogeologico e ingegneristico.

Il coraggio e la resilienza delle popolazioni colpite dal Vajont rappresentano un esempio straordinario di umanità.

La loro capacità di ricostruire case, fabbriche e, soprattutto, di ritrovare un senso di speranza e di futuro, nonostante il dolore e la perdita, è una testimonianza della forza dello spirito umano.

La solidarietà europea, come sottolinea la Presidente Metsola, si manifesta proprio in momenti come questi, offrendo supporto e condivisione, ma anche un impegno concreto per prevenire che simili tragedie si ripetano.

Il ricordo dei caduti non può essere solo un atto di pietà, ma un motore di cambiamento.
Dobbiamo onorare la loro memoria agendo con responsabilità, investendo nella ricerca, nella formazione e nella sensibilizzazione, e promuovendo una visione a lungo termine che metta al centro la protezione del territorio e il benessere delle comunità.
Il Vajont ci ricorda che la sicurezza non è un dogma, ma un processo continuo, un impegno costante che richiede la partecipazione attiva di tutti.
E che l’Europa, nella sua essenza, è chiamata a sostenere questo impegno, guardando al futuro con occhi vigili e animo resiliente.

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