Una cinquantenne coraggiosa, malata di sclerosi multipla progressiva da oltre trent’anni, ha compiuto un gesto estremo e liberatorio nel suo ultimo atto di vita. La donna, residente in Lombardia, ha scelto di porre fine alle sue sofferenze auto-somministrandosi un farmaco letale fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, supportato dalla strumentazione necessaria. Questo triste episodio rappresenta il sesto caso simile in Italia e ha destato grande dibattito sulla questione dell’eutanasia e del diritto all’autodeterminazione in ambito sanitario.La decisione della Regione Lombardia di assistere la donna nella sua scelta finale è stata giustificata dall’Associazione Luca Coscioni come un atto doveroso verso chi si trova in una condizione di totale dipendenza e sofferenza. La signora, paralizzata e bisognosa di assistenza costante a causa della sua malattia debilitante, ha trovato sollievo nella possibilità di porre fine alla propria vita in modo dignitoso.Nel suo commovente messaggio d’addio, la donna ha espresso tutto l’amore che ha vissuto intensamente durante la sua esistenza nonostante le avversità. Il suo gesto estremo non è stato dettato da mancanza d’affetto per la vita, ma piuttosto da un desiderio di porre fine alle sofferenze insostenibili che l’accompagnavano quotidianamente.Dopo una lunga attesa di nove mesi dalla richiesta iniziale, la cinquantenne è riuscita a completare il processo previsto dalla Consulta con l’aiuto diretto del Servizio Sanitario Nazionale che le ha fornito il farmaco necessario per il suicidio assistito. Questo caso rappresenta un precedente significativo nell’ambito della legislazione italiana riguardante il diritto alla morte dignitosa e solleva importanti questioni etiche e legali sul tema del fine vita.
“Una scelta di dignità: il caso della donna con sclerosi multipla che ha deciso di porre fine alle sue sofferenze”
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