Un’inchiesta complessa e sconvolgente ha portato all’arrestamento domiciliare di un medico a Roma, a seguito di un’indagine condotta dal Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dei Carabinieri (NAS).
Il professionista, già sotto sospensione dall’esercizio della professione medica e indagato per la morte di una paziente in circostanze tragiche durante un intervento di liposuzione in una struttura abusiva, è stato sorpreso a eseguire un intervento di otoplastica in un appartamento privato nel quartiere Quadraro.
L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma sotto la direzione della dottoressa Eleonora Fini, ha portato a galla una rete di attività illecite che sollevano seri interrogativi sulla sicurezza delle cure mediche e sulla mancanza di controlli nel settore sanitario.
Le indagini hanno permesso di ricostruire un quadro allarmante: il medico, apparentemente insensibile alle restrizioni imposte e ignorando i protocolli di sicurezza, ha continuato ad operare in luoghi improvvisati, mettendo a repentaglio la vita dei pazienti e violando palesemente la legge.
L’appartamento, abitato da cittadini sudamericani, era stato trasformato in una sorta di sala operatoria di fortuna, con condizioni igienico-sanitarie inaccettabili.
Durante l’irruzione dei Carabinieri, la scena era surreale: il medico, affiancato da un’infermiera in pensione, indossava il camice e maneggiava strumenti chirurgici mentre una giovane donna sudamericana era sdraiata su un lettino improvvisato, già sottoposta all’anestesia locale.
La presenza di animali domestici, scarpe, vestiti e rifiuti sparsi per la stanza rendeva l’ambiente insalubre e pericoloso.
Il provvedimento cautelare, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Roma, si aggiunge a una serie di indagini precedenti che lo vedono coinvolto in reati di violenza privata e, soprattutto, per la morte della paziente durante l’intervento di liposuzione.
Questo evento tragico, originato da una struttura non autorizzata e da una pratica medica negligente, ha dato il via a un’indagine più ampia che ha portato alla luce questa pericolosa attività clandestina.
L’arresto domiciliare rappresenta un punto di svolta, ma solleva anche interrogativi fondamentali sulla necessità di rafforzare i controlli e i meccanismi di supervisione nel settore sanitario.
L’episodio evidenzia la fragilità del sistema e la difficoltà di monitorare l’attività di professionisti sanitari che, guidati da motivazioni economiche o da una distorta percezione della propria professionalità, sono disposti a mettere a rischio la salute e la sicurezza dei pazienti, agendo al di fuori delle regole e dei protocolli vigenti.
L’inchiesta è ancora in corso e si preannuncia ricca di sviluppi, con l’obiettivo di fare luce su tutte le responsabilità e di prevenire che simili episodi si ripetano in futuro.