02 maggio 2025 – 15:29
L’inchiesta sulle pressioni esercitate sulla Valle d’Aosta per aumentare gli emolumenti del management Cva è un tema scottante che ha toccato il cuore dell’amministrazione regionale e delle società partecipate. L’audizione dei due dirigenti regionali, Stefania Fanizzi e Valter Mombelli, ha offerto una visibilità inedita su fatti accaduti tra la fine del 2022 e gli inizi del 2023.Nel corso dell’incontro con i consiglieri, emergeva chiaramente che il tema della revisione dei compensi ai dirigenti di Cva era stato affrontato almeno due volte. In un primo momento, nel dicembre 2022, si era discusso dell’eventualità di aumentare gli emolumenti del management a fronte delle mutate condizioni economiche ed finanziarie della società dopo la cancellazione dei vincoli sui compensi imposti dalla legge Madia. Secondo quanto riportato da alcuni testimoni, il presidente di Cva Marco Cantamessa avrebbe espresso l’opinione che sarebbe stato necessario un aumento degli stipendi del cda per non incorrere nella cosiddetta “svendita dei quadri” causata dal meccanismo della cancellazione dei limiti sui compensi.Nel corso di una riunione tenutasi il 31 agosto dello stesso anno, Erik Lavevaz, allora presidente della Regione, Luciano Caveri, assessore alle Partecipate e responsabile del progetto “Valle d’Aosta Nuova”, Stefania Fanizzi, segretario generale dell’Amministrazione regionale, Valter Mombelli, dirigente di Finaosta e coordinatore del dipartimento Società partecipate della Regione, Marco Cantamessa, presidente del Consiglio di amministrazione Cva, Giuseppe Argirò, amministratore delegato di Cva, Nicola Rosset, presidente dell’assemblea di Finaosta e Paolo Giachino, dirigente generale di Finaosta, si erano riuniti per discutere i tempi e le modalità per procedere all’aumento degli stipendi.In questo contesto, Finaosta avanzava due proposte alternative. Secondo una di esse, il Consiglio d’amministrazione avrebbe potuto dimettersi ed essere sostituito da un nuovo bando, opportunamente modificato in seguito alle mutate condizioni economiche e finanziarie della società che ne facevano richiesta. Questa ipotesi, però, non trovava riscontro nella realtà: le norme vigenti prevedevano infatti che i membri del Consiglio di amministrazione rimanessero in carica anche in caso di cambio dell’azionista, se questi non avesse manifestato espressamente la volontà della loro sostituzione.Secondo l’altra proposta avanzata da Finaosta, avrebbe dovuto intervenire formalmente il Consiglio regionale per dare il proprio assenso a questa operazione. Ma questo passaggio, che avrebbe richiesto un’approvazione esplicita della maggioranza consiliare, rimase in pendenza e non ottenne mai un riscontro positivo.L’altra questione affrontata dalla maggioranza dei consiglieri in quella giornata è stata la consegna agli eletti dell’ampia documentazione prodotta da Cva dopo l’avvio della procedura di risoluzione approvata dalla maggioranza. Il documento, che poteva contenere informazioni privilegiate ed era quindi di difficile accesso, doveva essere consegnato ai consiglieri in base a richiesta esplicita. Ma non tutti i consiglieri presenti vollero e potevano procedere alla richiesta, il fatto è documentato da più fonti.