Un’indagine approfondita condotta dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Venezia, in collaborazione con la stazione di San Michele al Tagliamento, ha portato alla luce una rete di irregolarità nel settore edile a Bibione, rivelando una preoccupante situazione di sfruttamento del lavoro e gravi lacune nella tutela della sicurezza dei lavoratori. L’azione, mirata a verificare la regolarità di tre cantieri, ha permesso di individuare la presenza di cinque lavoratori impiegati in nero, privi di contratti di lavoro e di qualsiasi forma di protezione sociale.L’ispezione non si è limitata alla constatazione del lavoro sommerso, ma ha svelato un quadro più ampio di violazioni legislative che compromettono non solo i diritti dei lavoratori, ma anche la sicurezza degli ambienti di lavoro. Le imprese coinvolte, tre diverse realtà operanti nel settore, sono state trovate carenti nella predisposizione dei corsi di formazione obbligatori in materia di sicurezza, un elemento cruciale per la prevenzione di infortuni e malattie professionali. La mancata sorveglianza sanitaria dei dipendenti, un obbligo previsto dalla legge per monitorare lo stato di salute dei lavoratori e prevenire patologie correlate all’attività lavorativa, è stata un’altra criticità rilevata.Queste omissioni, che denotano una sistematica negligenza da parte delle aziende, espongono i lavoratori a rischi significativi, sia in termini di salute che di sicurezza. L’impiego di personale non regolarmente assunto, inoltre, alimenta un mercato del lavoro distorto, con conseguenze negative sull’economia legale e sulla concorrenza leale. L’evasione fiscale e contributiva, intrinseca a queste pratiche, impoverisce il sistema previdenziale e riduce le risorse disponibili per i servizi pubblici.In risposta alle gravi irregolarità riscontrate, le autorità hanno adottato misure drastiche, sospendendo immediatamente l’attività imprenditoriale delle tre aziende coinvolte. Questa sospensione, oltre a interrompere le pratiche illegali, mira a proteggere i lavoratori da ulteriori rischi e a garantire che le aziende sanino le loro procedure prima di poter riprendere l’attività. Parallelamente, è stata comminata una sanzione amministrativa di circa trenta mila euro, un segnale forte per scoraggiare comportamenti simili e incentivare il rispetto delle normative in materia di lavoro e sicurezza. L’episodio solleva interrogativi sulla necessità di rafforzare i controlli e di promuovere una maggiore consapevolezza dei diritti dei lavoratori e degli obblighi delle imprese, al fine di garantire un ambiente di lavoro sicuro, legale e dignitoso.
Bibione, cantieri nel mirino: sfruttamento, nero e sicurezza a rischio.
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