La recente ondata di indagini giudiziarie che coinvolgono strutture sanitarie specializzate in chirurgia estetica nel Trevigiano solleva interrogativi profondi sulla sicurezza delle procedure e sulla responsabilità professionale nel delicato ambito della medicina estetica. Due distinti casi, pur nella loro autonomia, evidenziano falle sistemiche che vanno al di là della mera disattenzione individuale, interrogando la qualità della supervisione, la formazione del personale e l’applicazione di protocolli di sicurezza.Il primo caso, oggetto di indagine da parte della Procura di Treviso, riguarda la morte di una paziente avvenuta il 10 settembre 2024, a seguito di un intervento di sostituzione protesi mammarie presso la ‘DiViClinic’ di Castelfranco Veneto. L’accusa, come riportato dalla stampa locale, contesta ai due medici indagati – un chirurgo plastico e estetico di 65 anni, direttore della clinica, e un’anestesista di pari età – il reato di omicidio colposo. Il sospetto è legato a una presunta errata somministrazione di farmaci e a un’assistenza post-operatoria insufficiente, che avrebbero innescato una depressione respiratoria fatale. Questo scenario non è isolato e suggerisce una possibile carenza nell’applicazione di rigorosi controlli farmacologici e nella gestione delle emergenze durante e dopo gli interventi.Parallelamente, una vicenda simile ha visto un chirurgo di 73 anni, direttore di una clinica estetica di Spresiano, patteggiare una pena sospesa di 15 mesi per l’omicidio colposo di Mariolina Vargiu, deceduta nel 2021 dopo un intervento di mastoplastica. Questo caso, a differenza del precedente, si colloca nel tempo, risalendo al novembre 2016. La tragica vicenda si è protratta per cinque anni, durante i quali la paziente è rimasta in stato di coma, evidenziando la gravità dell’evento avverso e le complesse implicazioni a lungo termine per la famiglia e il personale sanitario coinvolto. In precedenza, l’anestesista, di 57 anni, aveva già patteggiato una pena a un anno e sei mesi. Questi eventi, pur distanziati nel tempo, presentano elementi di preoccupazione comuni. La gestione delle complicanze anestesiologiche, in particolare le crisi respiratorie, sembra rappresentare un punto critico, così come appare essenziale una formazione continua e aggiornata del personale medico e infermieristico. Oltre alla responsabilità individuale dei professionisti, emergono interrogativi sulla supervisione delle procedure, sulla corretta applicazione dei protocolli di sicurezza, sulla formazione specialistica e sulla gestione del rischio clinico all’interno delle strutture sanitarie dedicate alla chirurgia estetica. La crescente popolarità di queste procedure, spesso percepite come meno invasive e rischiose rispetto ad altri interventi chirurgici, rischia di mascherare potenziali pericoli e di amplificare le conseguenze di errori o negligenze. È fondamentale, pertanto, un’analisi approfondita di questi casi e l’implementazione di misure preventive volte a garantire la massima sicurezza per i pazienti e a preservare l’integrità della professione medica.
Chirurgia estetica nel Trevigiano: indagini aperte sulla sicurezza.
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