La recente frana che ha interessato San Vito di Cadore, originata dal versante della Croda Marcora, rappresenta un tragico epilogo di un processo geologico in atto da tempo, e non un evento isolato. Il geologo Luca Salti, esperto conoscitore del territorio dolomitico, sottolinea come il rischio di instabilità e smottamenti permanenti sia tuttora elevato, configurando una condizione di pericolo strutturale che esige monitoraggio costante e comprensione approfondita.La nube di polvere rocciosa che ha avvolto l’abitato non è il prodotto di un singolo distacco, ma la manifestazione di una progressiva degradazione del versante. La “marcescenza” della Croda Marcora, come la descrivono i residenti, non è una semplice espressione popolare, ma un termine che riflette un fenomeno complesso. La roccia, soggetta a processi di alterazione chimica e fisica, si disgrega in frammenti sempre più piccoli, generando abbondanti distacchi di materiale. Questi cedimenti non sono eventi improvvisi, bensì il risultato di una lenta erosione, esacerbata da fattori ambientali quali variazioni termiche, infiltrazioni d’acqua e cicli di gelo-disgelo.La polverizzazione osservata è il risultato diretto di questa degradazione intrinseca. La meccanica del crollo si articola in una sequenza di cedimenti progressivi, che culminano nella frantumazione della roccia in particelle microscopiche, capaci di essere trasportate per distanze considerevoli. L’accumulo di questo materiale, a sua volta, crea depositi instabili, predisposti a ulteriori movimenti e a nuove ondate di polvere.La Croda Marcora, secondo le osservazioni del geologo, potrebbe essere soggetta a questi processi di disgregazione da secoli, se non da millenni. Si tratta di una montagna geologicamente complessa, con una stratificazione rocciosa predisposta a fratturazioni e a movimenti strutturali. La presenza di “parietali”, ovvero fratture verticali che “sfettano” la roccia, ne aumenta ulteriormente la vulnerabilità. Queste fratture, spesso preesistenti, favoriscono l’infiltrazione di acqua e accelerano i processi di disgregazione.Il futuro del versante rimane incerto. Ulteriori crolli sono altamente probabili, e richiedono un’attenta valutazione delle condizioni del versante, con particolare attenzione alla mappatura di eventuali zone di fratturazione e alla stabilità dei depositi rocciosi accumulati alla base della parete. Il monitoraggio geologico, unito a misure di prevenzione e a una pianificazione territoriale oculata, si rivela quindi essenziale per mitigare i rischi e garantire la sicurezza delle comunità che vivono all’ombra di queste maestose, ma intrinsecamente instabili, montagne.
Frana a San Vito: la Croda Marcora, un pericolo antico.
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