La recente ondata di maltempo ha inferto un duro colpo al Veneto, mettendo a dura prova la resilienza delle infrastrutture e la capacità di risposta delle squadre di emergenza.
La situazione più critica si è verificata lungo la statale 51 Alemagna, nel tratto compreso tra Cortina d’Ampezzo e San Vito di Cadore, dove una colata detritica, precedentemente immobilizzata, ha ripreso a movimento nella notte, richiedendo un immediato intervento di monitoraggio e valutazione del rischio.
L’intensità delle precipitazioni, unitamente alla morfologia del territorio, ha determinato un quadro di emergenza particolarmente complesso, con fenomeni di esondazione che hanno colpito diverse aree della regione.
La Pedemontana trevigiana, in particolare, ha subito l’impatto di violenti temporali e piogge torrenziali, generando esondazioni significative del fiume Meschio a Cordignano e del Crevada a Susegana.
In questi comuni, i volontari della Protezione Civile sono stati impiegati senza sosta per mitigare i danni, concentrando gli sforzi sul prosciugamento di scantinati e garage, spesso veri e propri depositi di beni essenziali per le famiglie.
L’evento ha messo in luce la vulnerabilità delle aree montane, dove l’instabilità dei versanti, esacerbata dalla saturazione del suolo, favorisce la formazione di colate detritiche e frane.
A Cortina d’Ampezzo, l’attivazione dell’Ana Cadore sottolinea l’importanza di un monitoraggio continuo e mirato delle aree a rischio, al fine di prevenire ulteriori danni e garantire la sicurezza della popolazione.
La gestione dell’emergenza ha richiesto un notevole dispendio di risorse umane e materiali.
Il fiume Monticano, in particolare, ha raggiunto livelli allarmanti, superando la terza soglia di piena a Vazzola, in provincia di Treviso.
La necessità di gestire il rischio idraulico ha attivato il servizio di piena, coinvolgendo tecnici specializzati e personale dedicato al monitoraggio costante dei parametri idrometrici.
Finora, sono stati effettuati oltre cento interventi in provincia di Treviso, con il supporto di oltre quaranta Vigili del Fuoco provenienti anche dai comandi limitrofi di Belluno e Venezia, testimoniando la collaborazione interprovinciale cruciale in queste circostanze.
Le operazioni di soccorso si sono concentrate principalmente sul prosciugamento delle aree allagate e sulla rimozione di alberi e rami pericolanti, al fine di garantire la sicurezza delle vie di comunicazione e degli immobili.
L’episodio evidenzia la necessità di un approccio integrato alla gestione del rischio idrogeologico, che combini interventi strutturali di prevenzione, come la manutenzione dei corsi d’acqua e la realizzazione di opere di contenimento dei versanti, con sistemi di allerta precoce efficaci e piani di emergenza ben definiti.
La ricostruzione e il ripristino delle aree colpite richiederanno un impegno a lungo termine, volto a rafforzare la resilienza del territorio e a proteggere la comunità dagli effetti sempre più intensi e frequenti degli eventi meteorologici estremi, in un contesto di cambiamenti climatici globali.