La recente ondata di proteste studentesche durante gli esami di Stato, in particolare l’episodio veneto che ha visto due candidati rifiutarsi di affrontare la prova orale, ha innescato un dibattito profondo sul significato della partecipazione all’esame di maturità e sulla necessità di ristabilire un quadro normativo più chiaro.
Il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato quindi un intervento legislativo volto a ridefinire le conseguenze delle azioni che, deliberatamente, ostacolano il regolare svolgimento delle prove.
La riforma proposta non mira a punire l’ansia da prestazione o la difficoltà nel rispondere alle domande, circostanze comprensibili e inerenti alla natura dell’esame.
L’intento è, invece, contrastare comportamenti connotati da una deliberata volontà di “non collaborazione” o di “boicottaggio”, intesi come azioni volte a sabotare il processo di valutazione e a disturbare l’ordine pubblico all’interno delle aule d’esame.
Questo approccio si radica in una riflessione più ampia sul ruolo dell’esame di Stato, che non è semplicemente una verifica delle conoscenze accumulate durante il percorso scolastico, ma un rito di passaggio, un momento di confronto con le proprie capacità e con le aspettative della società.
La partecipazione attiva e responsabile all’esame, dunque, si configura come un dovere civico, un’espressione di rispetto nei confronti degli insegnanti, dei commissari e dei compagni.
La proposta di ripetere l’anno per chi, in modo cosciente e volontario, sceglie di non confrontarsi con la commissione, si pone come un deterrente contro comportamenti che minano l’integrità dell’esame e la sua validità come strumento di valutazione del percorso scolastico.
Si tratta di un segnale forte volto a sottolineare l’importanza del rispetto delle regole e dell’impegno nella ricerca del proprio percorso formativo.
Tuttavia, questa riforma solleva interrogativi complessi.
È fondamentale distinguere con precisione tra una momentanea difficoltà o un blocco emotivo, che possono affliggere anche allo studente più preparato, e una scelta deliberata di rifiuto.
La commissione d’esame dovrà quindi operare con grande sensibilità e discernimento, valutando attentamente le motivazioni del singolo candidato e garantendo il diritto alla difesa.
Inoltre, è necessario considerare le implicazioni psicologiche di una sanzione così severa, che potrebbe generare frustrazione e demotivazione negli studenti.
Parallelamente all’intervento normativo, sarebbe auspicabile promuovere iniziative di orientamento e supporto psicologico per aiutare gli studenti ad affrontare l’ansia da prestazione e a sviluppare strategie di coping efficaci.
La riforma della maturità, dunque, rappresenta un’occasione per riflettere sul significato dell’educazione, sulla responsabilità individuale e sulla necessità di un sistema di valutazione equo e trasparente, in grado di premiare il merito e di sostenere la crescita di ogni studente.
Un sistema che, al contempo, promuova il rispetto delle regole e l’impegno nella costruzione di un futuro migliore.