Un’eco di contestazione ha vibrato nel cuore di Venezia, in Piazza San Marco, interrompendo la quiete iconica con un atto di protesta volto a criticare le celebrazioni del matrimonio di Jeff Bezos. L’evento, gestito con un’efficace coreografia di simbolismo e gesti, ha visto un gruppo di manifestanti, stimato intorno alle venti unità, dispiegare striscioni e cartelli che intrecciavano la critica al potere economico concentrato con un’urgente rivendicazione di pace per Gaza.Le immagini, immediatamente impresse nella memoria dei presenti e amplificate dai canali digitali, mostravano banconote stilizzate come macchie di inchiostro sulla tela del patrimonio veneziano, un contrasto visivo che mirava a denunciare la disparità tra la ricchezza suntuosa di Bezos e le sofferenze che affliggono vaste popolazioni. La scelta di Piazza San Marco, palcoscenico storico di eventi significativi e simbolo della grandezza veneziana, non era casuale: si trattava di un atto di appropriazione simbolica, un tentativo di sovrapporre la narrazione del potere economico a quella della cultura e della storia.Elemento centrale della protesta, due figure vestite da sposi, collocate su un piedistallo provvisorio, incarnavano la satira del lusso ostentato e la disconnessione dalla realtà delle difficoltà globali. L’azione più audace, e quella che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, è stata il tentativo di due manifestanti di scalare i pilastri portabandiera che incorniciano la Basilica di San Marco. L’azione, seppur interrotta, ha amplificato l’impatto visivo della protesta, evocando immagini di sfida e resistenza.La resistenza passiva manifestata dai due individui, che si sono rifiutati di collaborare con le autorità e si sono sdraiati a terra, ha trasformato l’identificazione in un atto di disobbedienza civile, un ulteriore elemento di contrasto con l’immagine di ordine e controllo. L’evento, oltre ad essere un gesto di protesta contro un matrimonio percepito come eccessivo e insensibile, ha richiamato l’attenzione su questioni globali urgenti, come la disuguaglianza economica e il conflitto israelo-palestinese, elevando la protesta a un simbolo più ampio di dissenso e richiesta di giustizia sociale. La piazza, da scenario di festa privata, si è temporaneamente trasformata in un palcoscenico di rivendicazioni e speranze per un futuro più equo.
Protesta a Venezia: Bezos nel mirino, Gaza al centro
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