Un’onda di dissenso silenzioso si propaga nel panorama dell’istruzione superiore veneta, manifestandosi attraverso la scelta sempre più diffusa di studenti che, pur conseguendo il possesso dei crediti necessari per il conseguimento del diploma, rinunciano a sostenere l’esame orale.
L’episodio recente, riportato dal Gazzettino, che coinvolge un diciottenne del liceo classico Canova di Treviso, si inserisce in un filone già aperto da casi precedenti: Gianmaria Favaretto, proveniente dallo scientifico Fermi di Padova, e Maddalena Bianchi, studentessa presso l’istituto scientifico di Belluno, avevano già manifestato una simile volontà.
Queste scelte, apparentemente individuali, riflettono una crescente riflessione critica nei confronti del sistema di valutazione e, più in generale, dell’approccio pedagogico adottato.
Il rifiuto dell’esame orale non è un semplice atto di disobbedienza, ma una forma di espressione, un segnale di disagio che emerge da una generazione di studenti sempre più consapevoli del proprio valore e delle proprie capacità.
La decisione di rinunciare alla prova orale, pur essendo supportata dalla possibilità di ottenere il diploma sulla base dei crediti accumulati, è carica di significato.
Suggerisce una messa in discussione del peso eccessivo attribuito alla performance orale come criterio esclusivo di valutazione della preparazione e del potenziale di un individuo.
Si tratta di una protesta velata contro un sistema che, a volte, sembra privilegiare la capacità di “presentarsi” bene piuttosto che la reale comprensione e l’applicazione dei concetti acquisiti.
La reazione del Ministro Valditara, che ha espresso l’intenzione di introdurre la bocciatura in casi simili, solleva interrogativi fondamentali.
La proposta, sebbene presentata come misura volta a garantire il rispetto delle regole e a incentivare l’impegno scolastico, rischia di soffocare ulteriormente la libertà di espressione e di penalizzare gli studenti che, pur dimostrando competenza attraverso altri mezzi, non si sentono a proprio agio con il formato dell’esame orale.
La rete degli Studenti Medi del Veneto ha giustamente espresso preoccupazione per questa iniziativa, sottolineando come sia necessario un dialogo costruttivo tra istituzioni, docenti e studenti per trovare soluzioni innovative che tengano conto delle diverse sensibilità e dei diversi stili di apprendimento.
È cruciale interrogarsi sul significato stesso del diploma e sul suo valore nel percorso formativo e professionale degli studenti.
Un sistema educativo efficace dovrebbe essere in grado di valorizzare le individualità e di promuovere la crescita personale di ciascuno, senza imporre modelli rigidi e standardizzanti.
La protesta silenziosa di questi studenti non è un atto di ribellione sterile, ma un invito a ripensare il futuro dell’istruzione.