Un’onda di dolore e sgomento ha travolto la famiglia di Alessandro Moretti, assassinato a Portogruaro, in provincia di Venezia, esattamente un anno fa. La vicenda, già intrisa di angoscia, si è arricchita di un’inattesa e dolorosa rivelazione, frutto di un percorso burocratico e tecnico apparentemente inesauribile.Il padre di Alessandro, dopo un anno di paziente attesa e innumerevoli richieste, ha ottenuto dai Carabinieri il ripristino e la restituzione del suo smartphone, un iPhone, sequestrato al momento dell’arresto. L’auspicio era quello di trovare elementi utili per comprendere la dinamica dell’omicidio e forse, per lenire il proprio dolore attraverso la rielaborazione dei ricordi del figlio.Il ritrovamento, però, ha riservato una scoperta sconvolgente: all’interno del dispositivo, tra le immagini salvate, è emerso un selfie che ritrae Giacomo Friso, il presunto responsabile dell’efferato omicidio, attualmente in attesa di giudizio. L’immagine, per la sua stessa esistenza nel cellulare di Alessandro, solleva interrogativi inquietanti sulla possibile natura del rapporto preesistente tra le due persone.Questa inattesa prova, sebbene non in grado di definire la colpevolezza o l’innocenza di Friso, rappresenta un tassello cruciale nell’indagine e potenzialmente un elemento determinante per il processo. La scoperta riapre la ferita del lutto, scatenando nuove domande e riaccendendo la speranza di una verità completa e di una giustizia adeguata.La famiglia, profondamente scossa, ora spera che questa prova possa contribuire a fare luce sulle circostanze che hanno portato alla tragica morte di Alessandro e a chiarire il ruolo di Friso in quella notte fatale. Il selfie, congelato in un istante, diventa un simbolo carico di significato, un testimone silenzioso di una storia di cui si cercano disperatamente risposte. L’immagine, per la sua stessa natura, pone interrogativi che vanno oltre la semplice identificazione di un individuo, insinuando possibili connessioni e dinamiche che si erano precedentemente celate nell’ombra. La speranza ora è che la giustizia possa fare il suo corso, garantendo alla famiglia Moretti una degna risposta al dolore e alla perdita subita. Il ritrovamento sottolinea, inoltre, la crescente importanza delle indagini digitali e l’accesso ai dispositivi elettronici delle vittime e degli imputati per la ricostruzione accurata degli eventi.
Selfie choc: nuova prova nell’omicidio Moretti a Portogruaro
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