La comunità di San Biagio di Callalta (Treviso) è stata scossa da un tragico evento: un lavoratore di origine macedone, sessantatreenne, ha perso la vita in un incidente sul lavoro. L’uomo, residente a Zenson di Piave, stava effettuando lavori di manutenzione su un tetto aziendale quando, per cause ancora in corso di accertamento, è caduto da un’altezza di sette metri, riportando ferite incompatibili con la vita.Questo lutto si aggiunge ad un allarmante aumento della mortalità nei luoghi di lavoro, un fenomeno che, come sottolinea il segretario regionale Uil, Roberto Toigo, assume contorni sempre più inquietanti, ricordando un bollettino di guerra. L’incidente segue di poco quello che ha visto la scomparsa di un giovane in Trentino, un triste filo conduttore che disegna un quadro preoccupante per la sicurezza dei lavoratori nella regione.È significativo che, solo di recente, si era assistito a una tendenza positiva, con una stabilizzazione e una relativa diminuzione degli infortuni gravi e dei decessi sul lavoro. La brusca inversione di questa rotta, l’impennata dei casi mortali, rappresenta un fallimento in termini di prevenzione e sicurezza.La Uil, in una dichiarazione ufficiale, esprime profonda costernazione e sollecita un’indagine approfondita per identificare le cause profonde di questa recrudescenza. Non si tratta solo di una questione di mera conformità alle normative, ma di una riflessione più ampia sulla cultura della sicurezza, sulla formazione del personale, sulla qualità dei materiali utilizzati e sulla responsabilità delle aziende. È cruciale analizzare se le procedure di valutazione dei rischi siano adeguate, se i sistemi di protezione siano efficienti e se la pressione sui lavoratori, spesso imposta da obiettivi di produttività, non stia compromettendo la loro incolumità.L’incidente, pur verificatosi in un contesto aziendale che presumibilmente aderisce a standard di sicurezza, sottolinea una verità scomoda: il rischio zero non esiste. Anche nelle realtà più attente, il pericolo può insidiare improvvisamente, richiedendo una vigilanza costante e un impegno continuo per migliorare le condizioni di lavoro. La tragedia, oltre al dolore per la perdita di una vita, deve servire da monito e stimolo per un’azione collettiva volta a proteggere la salute e la sicurezza di ogni lavoratore, perché il costo umano di un’economia che privilegia la produttività a discapito dell’incolumità è inaccettabile. È imperativo che le istituzioni, le associazioni sindacali e le aziende collaborino per invertire questa tendenza e ripristinare un clima di sicurezza e fiducia nei luoghi di lavoro.