Il sistema sanitario veneto affronta una fase di transizione complessa, segnata dal progressivo smaltimento delle liste d’attesa accumulate durante l’emergenza pandemica. Nel quadro attuale, si registra una situazione di azzeramento delle attese per la categoria di prestazioni ‘B’, mentre le categorie ‘D’ e ‘P’ presentano rispettivamente code di 2.201 e 5.304 prestazioni, numeri che testimoniano la persistenza di un carico di lavoro significativo. Queste informazioni, fornite dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in collaborazione con l’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, offrono un quadro dinamico dell’impegno regionale nel garantire l’accesso alle cure.Il percorso di riduzione delle liste d’attesa è stato avviato ufficialmente a maggio 2023 con la creazione di una task force regionale, un intervento mirato a fronteggiare una situazione che, nel momento di massima criticità, aveva visto alcune Unità di Sostegno Locale (ULSS) confrontarsi con liste d’attesa che raggiungevano vertiginosi 30.000 prestazioni. L’efficacia di questa iniziativa è evidente nel confronto con i dati attuali, che mostrano un allentamento sostanziale delle code. Tale performance colloca il Veneto in una posizione di eccellenza a livello nazionale, come evidenziato dai recenti dati ministeriali.È cruciale contestualizzare questi numeri considerando l’eredità dell’emergenza COVID-19, che aveva lasciato un debito di circa 500.000 prestazioni non erogate. Il fenomeno del “galleggiamento,” ovvero l’accumulo di richieste che si sovrappongono nel tempo, è stato parzialmente superato, ma la sua eliminazione completa richiede un impegno continuo e una gestione ottimizzata delle risorse.Un elemento distintivo del Veneto è la decisione di adottare parametri di attesa dimezzati rispetto alla media nazionale. Se il sistema sanitario regionale si conformasse alle tempistiche nazionali, le liste d’attesa si ridurrebbero ulteriormente, suggerendo un potenziale di miglioramento ancora inesplorato.La complessità del problema emerge dall’analisi delle cause sottostanti. Il Veneto eroga annualmente 17 milioni di prestazioni ambulatoriali, un dato che riflette l’elevata domanda di servizi sanitari e l’invecchiamento progressivo della popolazione, fattore che incrementa la necessità di interventi diagnostici e terapeutici. A ciò si aggiunge la crescente consapevolezza dei pazienti, che spesso contribuiscono a definire i percorsi di cura, e la pratica, talvolta controversa, della “medicina difensiva”. Infine, sebbene in misura minore, l’inappropriatezza delle prescrizioni può contribuire all’aumento del carico di lavoro e all’allungamento delle liste d’attesa, evidenziando la necessità di promuovere una cultura della prescrizione responsabile e basata sull’evidenza scientifica. La sfida futura consiste nel mantenere questo trend positivo, affrontando le cause profonde del fenomeno e garantendo un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti i cittadini veneti.
Liste d’attesa in Veneto: la sfida continua tra dati e obiettivi
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