Filippo Turetta, secondo i suoi difensori Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, non ha pianificato l’omicidio di Giulia Cecchettin né ha dimostrato crudeltà nell’atto commesso. Inoltre, viene esclusa la presenza di atti persecutori e l’aggravante del rapporto affettivo. Durante l’ultima udienza prima della sentenza presso la Corte d’Assise a Venezia il 3 dicembre, i legali hanno presentato una contro-ricostruzione che mira a ottenere le attenuanti generiche per il reo confesso Turetta, per il quale il pubblico ministero ha richiesto l’ergastolo. Questa difesa si basa sull’assenza di premeditazione, crudeltà e persecuzione nell’azione compiuta da Turetta nei confronti di Cecchettin. I legali sostengono che non vi siano elementi che possano configurare un’accusa così grave come quella avanzata dalla parte accusatoria. La strategia difensiva cerca quindi di ridimensionare le responsabilità del loro assistito al fine di ottenere una pena meno severa rispetto all’ergastolo richiesto dal pm. La tesi difensiva si concentra sull’esame dettagliato degli eventi e sulle circostanze dell’accaduto al fine di dimostrare che Turetta non agì con premeditazione o crudeltà, bensì in un contesto diverso da quello dipinto dall’accusa.