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Genova

Portofino sotto inchiesta: il sindaco e il business della contraffazione

L’immagine idilliaca di Portofino, gioiello della Riviera Ligure, è offuscata da un’ombra giudiziaria che coinvolge il suo sindaco, Matteo Viacava, in un’indagine complessa e dalle implicazioni che vanno ben oltre la semplice contraffazione di beni di lusso.
Viacava è sotto processo con l’accusa di ricettazione e vendita di merce contraffatta, un’accusa derivante dalla gestione di una tabaccheria che co-gestiva con una socia.

Il caso solleva interrogativi sulla responsabilità legale, sull’economia sommersa del lusso e sulla commistione tra politica e affari in un contesto turistico di altissimo profilo.
L’inchiesta, scaturita da un sequestro di 91 capi di alta moda appartenenti ai prestigiosi marchi Hermes, Fendi e Chanel, ha portato a una perizia tecnica approfondita.
Questa ha confermato l’autenticità delle contraffazioni, escludendo la possibilità che fossero state prodotte localmente.
La complessità delle tecniche utilizzate nella riproduzione dei prodotti, richiedendo attrezzature specifiche e competenze specialistiche, suggerisce un’organizzazione criminale ben strutturata e operativa a livello internazionale.

La contraffazione di beni di lusso non è infatti un’attività improvvisata, ma un business globale che alimenta un mercato nero vastissimo e dannoso per l’economia legale.
Dopo la disanima peritale, il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha concluso le indagini e disposto il rinvio a giudizio diretto.

La difesa di Viacava, guidata dall’avvocato Ernesto Monteverde, ha immediatamente tentato una controffensiva, accusando la stampa, in particolare il quotidiano “Il Fatto Quotidiano” che aveva portato alla luce la vicenda, di orchestrar un attacco politicamente motivato.
L’accusa si basa sul fatto che il comune di Portofino, sotto la guida di Viacava, aveva ottenuto una deroga nazionale per intitolare una via a Silvio Berlusconi, figura controversa e ospite abituale del borgo.

Questa tesi, sebbene volta a dissimulare la presunta responsabilità, solleva interrogativi sulla possibile strumentalizzazione del sistema giudiziario e sulla commistione tra dinamiche politiche e interessi personali.

Il ruolo di Viacava all’interno della tabaccheria è cruciale: in qualità di legale rappresentante e titolare della licenza dal 2005, si assumeva la responsabilità delle attività commerciali svolte.

Questo lo espone a conseguenze legali significative, paragonabili a quelle che ricadono sui venditori ambulanti, attività spesso associate a dinamiche di illegalità.

Il caso Viacava, quindi, non si limita a un episodio isolato di contraffazione, ma apre una finestra su una rete complessa di relazioni commerciali, responsabilità legali e potenziali conflitti di interesse, mettendo a rischio l’immagine di Portofino e sollevando interrogativi sulla vigilanza e il controllo delle attività economiche in un contesto di forte attrattiva turistica.

La vicenda evidenzia come la contraffazione di beni di lusso, lungi dall’essere un semplice reato contro la proprietà intellettuale, rappresenti una minaccia per l’economia legale, il lavoro pulito e l’integrità del sistema giudiziario.

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