14 ottobre 2024 – 16:45
La questione sollevata dai docenti e dagli attivisti riguardo alla situazione all’interno di Palazzo Nuovo è di estrema importanza e dovrebbe essere presa seriamente in considerazione da tutti i soggetti coinvolti. È sconcertante che l’attenzione si sia concentrata su questioni superficiali come le scritte politiche sui muri e le occupazioni, mentre i veri problemi strutturali dell’ateneo vengono ignorati o minimizzati.I firmatari della lettera al rettore Geuna hanno giustamente evidenziato la necessità di garantire una maggiore tutela della didattica in caso di nuove occupazioni, ma sembra che la risposta istituzionale non sia stata adeguata. È preoccupante che le uniche azioni intraprese siano state l’installazione di telecamere e una breve riflessione sul dual use, senza affrontare realmente le questioni più urgenti.I professori Maida e Algostino hanno fatto bene a replicare alla lettera dei colleghi, evidenziando come l’impegno degli studenti Pro Palestina per sensibilizzare sull’attualità del Medio Oriente sia stato ignorato o mal interpretato. Inoltre, hanno messo in luce i gravi problemi strutturali di Palazzo Nuovo, come il malfunzionamento degli ascensori che impedisce agli studenti disabili di accedere alle aule.La vera domanda che emerge da questa controversia è se l’università debba essere solo un luogo di studio o anche un centro di dibattito e mobilitazione sociale. I docenti chiedono se sia prioritario garantire i diritti degli studenti e migliorare le condizioni di studio piuttosto che preoccuparsi solo della continuità delle lezioni.In definitiva, è fondamentale affrontare con serietà e impegno i problemi strutturali dell’ateneo, garantendo condizioni dignitose per lo studio e promuovendo un ambiente accademico inclusivo e partecipativo. Solo così si potrà costruire una comunità universitaria consapevole e responsabile nei confronti delle sfide del presente e del futuro.
