Decisione cruciale in udienza: processo per Bossi jr. richiesto dal pm, rito abbreviato scelto dai legali. Prossima udienza il 14 gennaio 2025, Inps parte civile. Accuse di indebita percezione del reddito di cittadinanza. Ulteriori contestazioni giudiziarie per il coinvolgimento in episodi simili.

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16 ottobre 2024 – 15:15

Nella mattinata odierna, durante l’udienza presieduta dal Gup del Tribunale di Busto Arsizio, situato nella provincia di Varese, è stata presa una determinante decisione. Il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha avanzato la richiesta di processo, mentre i legali di Bossi – il quale non era presente in aula – hanno optato per il rito abbreviato, un procedimento alternativo che prevede una riduzione della pena del terzo in caso di condanna. Inoltre, l’Inps si è costituita parte civile nel caso. La prossima udienza è stata fissata per il 14 gennaio 2025, durante la quale si terrà la discussione del procedimento e potrebbe essere emessa anche la sentenza. Bossi jr non ha rilasciato dichiarazioni riguardo alle accuse a suo carico e ha scelto di non rispondere alle domande dei pm. Secondo gli investigatori, tra il 2020 e il 2023 avrebbe indebitamente percepito il reddito di cittadinanza, ricevendo mensilmente 280 euro per un totale di 12.800 euro distribuiti in 43 mensilità. Tale erogazione era legata all’affitto di un appartamento da cui Bossi era stato sfrattato un anno prima dell’avvio delle indagini a causa dell’insolvenza nei confronti del proprietario. Questo episodio ha portato alle attuali contestazioni giudiziarie. Riccardo Bossi non è estraneo ad altre vicende legali simili: nel 2020 fu denunciato per aver evitato di pagare un costoso conto per una cena con champagne presso un rinomato ristorante milanese e poche settimane prima aveva compiuto lo stesso gesto a Firenze. Nel 2014 fu condannato dal tribunale bustocco per aver omesso il pagamento presso una famosa gioielleria della zona dove acquistò un orologio prezioso e altri gioielli tra cui un collare d’oro dal valore considerevole. Nel 2017 subì una condanna da parte del tribunale varesino per non aver saldato i conti relativi ai lavori svolti in casa, tra cui l’installazione di luci a led e la manutenzione dell’auto con cambio gomme.

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