Jean Pigozzi, un nome che sussurra eleganza, jet-set e una vita trascorsa tra mondi diversi, si rivela al pubblico attraverso il prisma del documentario “I am curious Johnny”, opera di Julien Temple.
Il film, presentato alla Festa del Cinema di Roma e accompagnato da una masterclass del suo protagonista, offre uno sguardo inedito sulla personalità di Pigozzi, un uomo che ha attraversato decenni di cultura popolare e si è ritagliato un ruolo unico nel panorama artistico e imprenditoriale.
Pigozzi, nato in Francia nel 1952, incarna un’esistenza che sfida le definizioni.
Fotografo con un archivio impressionante di autoritratti realizzati con celebrità dagli anni ’60, collezionista appassionato di arte africana contemporanea – un contributo significativo alla sua diffusione globale – investitore lungimirante e filantropo discreto, è una figura poliedrica che ha costantemente infranto le barriere tra l’arte, il business e la vita privata.
L’eco di luoghi iconici come lo Studio 54 di New York e le sontuose dimore sulla Costa Azzurra, ritrovo abituale di star durante il Festival di Cannes, accompagna la sua storia, un racconto intessuto di incontri memorabili e un’eleganza innata.
Il documentario non si limita a un mero ritratto di lusso e privilegio.
Temple, con maestria, esplora le zone d’ombra di Pigozzi, i capitoli dolorosi dell’adolescenza in collegio e il rapporto complesso con i genitori, figure dominanti che hanno plasmato la sua formazione.
L’utilizzo di conversazioni generate da intelligenze artificiali che replicano la voce e il pensiero del suo bambino e del suo defunto padre, Enrico Teodoro Pigozzi, pioniere dell’industria automobilistica francese (Simca), aggiunge un ulteriore livello di profondità e introspezione.
“Johnny” non è un’agiografia, bensì un’esplorazione intima e spesso umoristica di un uomo che ha vissuto una vita straordinaria.
Jeremy Thomas, produttore del film, sottolinea come Pigozzi abbia lasciato libertà creativa a Temple, permettendo una narrazione autentica e senza filtri.
L’uomo stesso, con un sorriso enigmatico, ammette che il film non gli ha rivelato segreti inaspettati su se stesso, ma ha fornito una prospettiva nuova sulla sua esistenza, segnata da un amore per la bellezza, l’arte, le donne – senza però culminare in legami familiari duraturi – e dalla natura.
La sua recente residenza a Roma, una scoperta inaspettata, offre un rifugio dalla vastità delle sue proprietà.
Un aneddoto simpatico rivela l’incredulità di una impiegata bancaria romana, che di fronte alla domanda sul suo lavoro, lo ha definito, con un’espressione che racchiude l’essenza della vita romana, un “pensionato”.
E, forse, è proprio in questa rinuncia apparente, in questa capacità di abbracciare la semplicità e la contemplazione, che si cela la vera essenza di Jean Pigozzi: un uomo che ha vissuto una vita piena, e che ora, a Roma, si dedica a godere dei piccoli piaceri, come un pensionato privilegiato, pronto a scoprire le meraviglie della città eterna e a continuare a coltivare la sua instancabile passione per la bellezza.