Dopo l’evento di tennis a Riad, dove le star maschili si sono esibite per un premio di 6 milioni di euro, è emersa una reazione significativa da parte di 106 calciatrici professioniste provenienti da 24 Paesi. Queste atlete hanno scritto una lettera al presidente della Fifa, Gianni Infantino, chiedendo di interrompere i legami con Aramco, la compagnia petrolifera saudita. Nel testo della missiva si evidenzia come l’Arabia Saudita sia un regime autocratico che sistematicamente viola i diritti delle donne e criminalizza la comunità Lgtbiq+. Questo appello mette in discussione non solo le relazioni economiche tra la Fifa e l’Arabia Saudita, ma anche solleva importanti questioni etiche e sociali legate alla promozione dei diritti umani nel mondo dello sport. La richiesta delle calciatrici professioniste rappresenta un passo coraggioso verso una maggiore consapevolezza e responsabilità nel mondo sportivo internazionale, sottolineando l’importanza di valori come l’uguaglianza di genere e il rispetto per la diversità. La risposta della Fifa a questa lettera potrebbe avere conseguenze significative non solo sul piano finanziario, ma anche sull’immagine e sulla credibilità dell’organizzazione stessa. Siamo quindi di fronte a una sfida cruciale che mette in discussione il ruolo dello sport nel promuovere valori universali di giustizia sociale e rispetto dei diritti umani.
“Calciatrici contro Aramco: la sfida etica della Fifa”
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