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venerdì 24 Ottobre 2025

Calabria: Rapporto INPS, allarme demografico ed economico.

La Calabria si presenta, nel 2024, come una regione segnata da profonde sfide demografiche ed economiche, emerse con chiarezza dal Rapporto Sociale Regionale dell’INPS.
Il quadro che ne emerge non è semplicemente una fotografia di numeri, ma un’analisi di dinamiche complesse che delineano un percorso di sviluppo tuttora precario e caratterizzato da una marcata polarizzazione.
La popolazione residente, attestatasi a 1.838.568 unità, continua a diminuire, segnando un declino di oltre 6.000 persone rispetto all’anno precedente.
Questa tendenza, aggravata da un saldo naturale fortemente negativo (-8.485 nel 2023, con decessi che superano significativamente le nascite), è ulteriormente amplificata da flussi migratori intensi, sia interni che esterni.

L’emigrazione verso l’estero, storicamente presente, assume oggi connotazioni ancora più rilevanti, con 4.342 calabresi che lasciano la regione alla ricerca di opportunità al di là dei confini nazionali.
Ancora più consistente è il fenomeno delle migrazioni interne: oltre 16.000 calabresi hanno abbandonato la regione per trasferirsi in altre aree d’Italia, mentre gli ingressi si attestano a poco più di 8.000, generando un saldo migratorio interno pesantemente negativo.
Il risultato complessivo è un saldo demografico di quasi -9.122 persone, un dato che riflette una perdita di capitale umano e una crescente difficoltà a sostenere lo sviluppo locale.
La struttura per età della popolazione accentua ulteriormente le preoccupazioni.
Gli over 65 rappresentano un quarto della popolazione, mentre la fascia giovanile sotto i 15 anni è limitata a poco più del 12%, denotando un invecchiamento progressivo e una potenziale carenza di forza lavoro nel futuro.

Sul fronte occupazionale, si registra un leggero aumento del tasso di occupazione (44,8% per la fascia 15-64 anni), accompagnato da una diminuzione della disoccupazione.

Tuttavia, questo miglioramento appare fragile, in quanto il tasso di inattività lavorativa è in aumento, suggerendo una perdita di motivazione e di partecipazione al mercato del lavoro.

La situazione dei giovani è particolarmente critica: sebbene la disoccupazione giovanile sia diminuita, la percentuale di Neet (giovani che non studiano né lavorano) rimane la più alta d’Italia, attestandosi al 26,2%.

Questo dato è un campanello d’allarme che indica una mancata transizione verso l’autonomia e l’inserimento nel mondo del lavoro per una quota significativa di giovani calabresi.
L’analisi del mercato del lavoro rivela una crescente polarizzazione tra forme contrattuali: mentre il saldo occupazionale nel settore privato è positivo, si assiste a una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato a favore di un aumento di quelli a tempo determinato e di forme di lavoro flessibile come il part-time, che coinvolge più del 44% dei dipendenti, un dato notevolmente superiore alla media nazionale.
Questo scenario contrattuale, caratterizzato da precarietà e instabilità, contribuisce a penalizzare i lavoratori e a frenare la crescita economica.

Infine, i dati relativi alle retribuzioni evidenziano una marcata penalizzazione per i lavoratori calabresi, con redditi giornalieri medi sensibilmente inferiori rispetto alla media nazionale, in particolare per le donne.

Questo divario salariale, unito alla debolezza del tessuto imprenditoriale – caratterizzato da una diminuzione delle microimprese e da un calo complessivo delle imprese registrate – alimenta un circolo vizioso di povertà e marginalizzazione che ostacola lo sviluppo sostenibile della regione.

Il settore del commercio rimane il principale datore di lavoro, seguito da agricoltura, costruzioni e servizi di alloggio e ristorazione, settori spesso caratterizzati da bassa qualificazione e bassa produttività.

La sfida per la Calabria è quindi quella di invertire questa tendenza, investendo in istruzione, formazione, innovazione e politiche del lavoro che favoriscano la creazione di occupazione di qualità e la riduzione delle disuguaglianze.

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