Filippo Turetta, con voce impregnata di rimorso e consapevolezza della propria colpa, si è aperto davanti al legale Giovanni Caruso in un momento di grande sincerità. Il suo pensiero è rivolto esclusivamente a compiere il dovere morale di affrontare le conseguenze dei suoi atti e a espiare la colpa che lo opprime. L’idea del futuro gli provoca un senso di colpa ancora più profondo, poiché immagina un destino senza la presenza di lei, la persona che non c’è più ma che continua ad essere viva nei suoi ricordi.Con una lucidità disarmante, Turetta ammette di non aver mai chiesto scusa per l’ingiustizia commessa, ritenendo che delle semplici parole non possano minimamente lenire il dolore provocato da un gesto così grave e inaccettabile. Le scuse sarebbero quasi offensive verso coloro che già soffrono a causa delle sue azioni e potrebbero aggiungere ulteriore sofferenza a chi è già provato dal passato.Il desiderio dell’uomo è quello di evitare qualsiasi forma di aggravio per le persone coinvolte, mostrando una profonda sensibilità verso il dolore altrui. La sua volontà è quella di scomparire per non arrecare ulteriori sofferenze e per cercare, forse invano, una redenzione interiore che possa portarlo alla pace con se stesso e con il mondo circostante.
“La redenzione di Filippo Turetta: un gesto di sincerità e consapevolezza”
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