Memoriale di un femminicidio: la confessione di Filippo Turetta

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Durante i nostri incontri, amavo scattare molte foto a Lei o a entrambi insieme. Era diventata una consuetudine che riempiva la galleria del mio cellulare con almeno tra le 15mila e le 20mila immagini. Questo gesto, forse, rappresentava un legame che non volevo si spezzasse, oppure era solo un altro segno di quella sensazione di “possesso” radicata in una visione patriarcale.Questo dettaglio è stato rivelato da Filippo Turetta in una delle 80 pagine del memoriale che ha redatto a mano e al computer durante il periodo di detenzione. Il memoriale è stato depositato durante l’udienza del processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Giulia Cecchettin.Giulia, o come Turetta la definisce sempre, “Lei”, sembrava non essere preoccupata o infastidita da questa abitudine fotografica. Le immagini sono state guardate e riguardate dal giovane durante la fuga in Germania dopo l’efferato omicidio e l’abbandono del corpo della ragazza, nel disperato tentativo di trovare la forza per porre fine alla propria vita.Anche il pomeriggio del tragico evento, sabato 11 novembre 2023, mentre erano insieme a fare shopping al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera, Turetta avrebbe immortalato Giulia con il suo smartphone. In seguito ha scritto nel memoriale: “Ho scattato diverse foto a noi due o solo a Lei, ma non c’è nulla di strano in questo”. Ribadendo che Giulia è stata la sua prima e unica ragazza.Nel memoriale e durante l’interrogatorio in aula, Turetta ha raccontato con orrore il femminicidio commesso con 75 coltellate. Descrive come si sia trovato sopra di lei mentre continuava ad urlare forte sul pavimento. Sentiva il bisogno irrefrenabile di porre fine alle sue grida e alla situazione insostenibile che si era creata. Ha confessato di aver colpito rapidamente sperando che fosse meno doloroso possibile per lei.Mentre commetteva l’atroce gesto, Turetta evitava accuratamente lo sguardo verso il volto della vittima: “Credo di aver evitato accuratamente lo sguardo più basso. Ad un certo punto ho smesso di sentirla urlare; era tutto silenzioso intorno a me.” Ha poi aggiunto: “Non avrei mai voluto colpirla sul viso; questa idea mi ha sconvolto profondamente”.

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